Assolutamente musica
Oggi ti invito a seguirmi nell’analisi di un libro che, dato il titolo, non avrebbe dovuto attirare la mia attenzione: sto parlando di “Assolutamente musica”, una raccolta di interviste di Haruki Murakami al direttore d’orchestra Ozawa Seiji.
Quell’”assolutamente” che troneggia nel titolo, uno di quegli avverbi in -ente contro i quali sto conducendo da anni una lotta senza quartiere, avrebbe dovuto scoraggiarmi anche solo dall’avvicinarmi al testo e invece, siccome amo le sfide, mi sono accostata al libro e l’ho pure letto. Il mio parere sugli avverbi non è cambiato, continuo a ritenerli vere e proprie picconate allo stile di chi scrive, in compenso ho incontrato un libro che mi ha affascinato sotto più di un aspetto, tanto da meritare una recensione.
L’AUTORE
Haruki Murakami nasce a Kyoto nel 1949, il nonno fu monaco buddista e il padre ne ereditò il ruolo di priore del tempio. Appassionato di letteratura, cinema, musica, soprattutto jazz, studia drammaturgia presso la facoltà di Lettere dell’università Waseda dove si laurea nel 1975. Per alcuni anni, in gioventù, aprì e gestì con la moglie un jazz bar chiamato Peter Cat che poi chiuse del tutto quando nel 1981 ebbe la certezza di poter vivere con i proventi dei suoi molti libri.
LA TRAMA
Attraverso sei conversazioni e quattro interludi che spaziano da Brahms a Beethoven, da Leonard Bernstein a Glenn Gould, da Bartók a Mahler, Murakami e Ozawa narrano la loro passione per la musica in un dialogo che è allo stesso tempo una sorta di guida all’ascolto. I due maestri si raccontano e si confrontano in uno scambio di battute che li rende al contempo protagonisti e autori dello stesso libro.
DA NOTARE
Il genere dell’intervista alla base di questo libro fa subito pensare allo stile giornalistico a cui la carta stampata e i media ci hanno abituato, tanto da indurci a credere che quello sia l’unico modo di affrontarla. “Assolutamente musica” ci dimostra invece che non è così: esiste sempre un altro modo di agire. L’intervista può smarcarsi dalla semplice cronaca e diventare narrativa, quando intervistatore e intervistato sono due artisti uno della parola, Murakami, e l’altro della musica, Seiji. Qui lo scopo che si prefigge lo scrittore non è soltanto quello di fornire notizie e informazioni sul direttore d’orchestra, ma di raccontare il suo mondo, come se fosse l’ambientazione in cui si svolge la sua storia. Murakami e Seiji sono accomunati dallo stesso modo di intendere la creatività. Scrive ad un certo punto l’autore nella premessa: “Nel corso dei nostri incontri ho capito di voler rendere conto di una risonanza naturale del cuore. La risonanza del cuore di Ozawa, ovviamente, che ho ascoltato con la massima attenzione. Dopotutto, io facevo le domande e lui rispondeva. Ma spesso nelle sue parole sentivo l’eco del mio cuore”. Entrambe le voci di questo libro sono d’accordo nel ritenere che il ritmo sia sostanza imprescindibile della propria arte: essenziale nella musica come nella scrittura e la fluidità con la quale scorre leggera la lettura di questo testo attesta la veridicità dell’assunto.
INCIPIT
È solo in tempi relativamente recenti che ho cominciato a parlare di musica con Ozawa Seiji. È vero che quando abitavo a Boston, dal 1993 al 1995, andavo spesso a sentire i suoi concerti, ma ero solo uno dei tanti fan tra il pubblico e non lo conoscevo personalmente. In seguito, per caso, sono diventato amico di sua figlia Seira. E da quel momento ogni tanto mi è capitato di incontrarlo e di fare due chiacchiere con lui; il nostro era un rapporto molto disteso e cordiale, che non aveva nulla a che fare con i nostri rispettivi lavori.
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