Destinazione immaginario
Che tipo di lettore/lettrice sei? Affezionato/a ad un unico genere letterario o capace di spaziare dal romanzo al saggio, dalla prosa alla poesia? A me piace alternare i tipi di letture, confrontarmi con forme di linguaggio differenti e con modi diversi d’interpretare il mondo e le sue molteplici espressioni. Proprio come avviene in “Destinazione immaginario” di Roberto Scanarotti.
L’AUTORE
Roberto Scanarotti, giornalista e scrittore, ha ricoperto ruoli dirigenziali nell’area media del Gruppo Ferrovie dello Stato. Lo sfondo ferroviario ricorre spesso nei suoi scritti ed è parte dell’ambientazione del romanzo Se non dovessi tornare del 2017.
Membro del direttivo della Libera Università dell’autobiografia di Anghiari, formatore e biografo di comunità, ha pubblicato numerosi racconti di storie vere, raccolte in particolare nel campo dell’identità dei luoghi e della fragilità esistenziale. Il suo ultimo lavoro è il saggio La mia anima è un’orchestra. Scrittura autobiografica e molteplicità dell’io (Mimesis edizioni, collana “I quaderni di Anghiari”, 2021)
LA TRAMA
Treni, rotaie, ferrovieri, stazioni e viaggiatori. Elementi imprescindibili della quotidianità osservati oltre la barriera del reale, nel loro aspetto di “segni” di un universo simbolico in cui diventano luoghi della mente. Da Dickens a Montale, da Turner ai Futuristi, da Honegger a Morricone, l’autore mette a disposizione del lettore una ragionata raccolta di testimonianze e contributi selezionati tra quelli forniti in quasi due secoli di storia ferroviaria da letterati, artisti, musicisti e registi cinematografici. Nell’ultima parte, Scanarotti affronta inoltre altri aspetti dell’universo ferroviario, come il rapporto tra ferrovia e comunicazione, il ruolo del lessico ferroviario nel linguaggio, nel mondo dei fumetti e in quello dei cultori di trenini e plastici. Non manca, in chiusura, anche il richiamo alla forte connessione che lega l’immagine e l’esperienza del treno al pensiero e alla scrittura autobiografica.
DA NOTARE
La ferrovia, la si ami o la si detesti, secondo Scanarotti non ha mai smesso di proporsi come motore dell’immaginazione, dinamica fonte di creatività alla quale hanno attinto narratori, poeti e artisti degli ultimi due secoli. Prima ancora di essere un saggio il libro è un racconto da leggere e meditare, un’ideale stazione di interscambio per chi intenda procedere lungo itinerari che conducono alla letteratura, al cinema e alla pittura. Numerose, inoltre, le considerazioni dell’autore che, su un piano sociologico, riportano ai viaggi notturni, alla passione dei fermodellisti, al mondo della pubblicità e al ruolo metaforico che treno e ferrovia interpretano nel linguaggio comune.
È il taglio con il quale è stato declinato l’argomento a rendere originale questo libro, il modo in cui ricerca e racconto s’intrecciano, restituendoci più di una chiave di lettura e dimostrando, ancora una volta, che non esistono temi più interessanti di altri, ma modalità più o meno efficaci con cui trattarli.
INCIPIT
Fateci caso. Nel lessico di chi scrive di ferrovie, soprattutto se il tema viene affrontato da prospettive storiche, sociali o di costume, ci sono alcune parole che tendono a comparire con una certa frequenza. Consideriamo magia, fascino o progresso: quando si parla di viaggi in treno o del ruolo che esso occupa nell’immaginario collettivo, i primi due sono termini molto utili, se non addirittura essenziali, a evocare immagini suggestive e vagamente retoriche (“magia del treno”; “fascino del viaggio sui binari”…), mentre il terzo si presta a sostenere con vigore l’assiomatico accostamento tra ferrovia e società caro agli storici e agli economisti.
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