Distopia folgorante: Woodruff e lo Schnibble di Azimuth

 

Parlo spesso di questo gioco perché, nella sua semplicità, ha permesso alla mia scrittura di sbocciare.

Mi riferisco a Woodruff e lo Schnibble di Azimuth, un videogame semi-sconosciuto di Coktel Vision e Sierra Entertainment dall’humor angosciante e unico.

L’incontro è avvenuto ormai molti anni fa.

Avevo dodici anni, giocavo nella mia cameretta. Imitavo Lara Croft: annodavo cravatte usurate, fingevo fossero corde e mi aggiravo furtiva per casa, alla ricerca di cimeli da recuperare (troppo spesso erano soprammobili delicati).

Una volta trafugati gli “artefatti” li mettevo nello zainetto per poi esporli nella mia collezione privata, in un ripiano dell’armadio.

Il vero obiettivo era non farsi scoprire dalla mamma.

Oppure fingevo di essere Elaine, figlia del governatore di Monkey Island. Stavolta bastavano una bandana in testa e una camicia con le maniche larghe per sentirmi subito una temibile pirata. Sfidavo nemici invisibili e li colpivo con una spada altrettanto immaginaria.

Anche in quel caso, tra un fendente e l’altro, erano i soprammobili a rimetterci.

Poi, una sera, mio padre rientra a casa con un gioco.

Il commesso gliel’aveva venduto così: “è divertente, c’è tanto humor e gli autori scrivono delle belle storie”.

Ma il primo impatto, per me, non è stato dei migliori: la copertina non mi piaceva, anzi, mi faceva proprio paura. Era raffigurata una creatura storpiata, con un lungo naso appuntito, gli occhi rotondi, sporgenti e un ghigno marcato sul volto.

Ne ero spaventata, sì. Ma anche corrosa dalla curiosità.

Già all’epoca, il mio gusto per ciò che era “strano” e “proibito” era abbastanza sviluppato.

Forse merito delle frequenti passeggiate al cimitero con mia nonna o dei suoi racconti dettagliati sul periodo della guerra. O delle fiabe dei Fratelli Grimm e delle serate passate a guardare “Chi l’ha visto?” in TV. Chi lo sa.

La lista è lunga e articolata ma non fraintendetemi: la mia è stata un’infanzia nella norma, con traumi e gioie comuni a molte persone. Solo che, nell’aria, c’era sempre quell’aroma di distruzione e raccapriccio con cui ho imparato a convivere e, in qualche modo, mi sono abituata ad apprezzare.

 

La distopia di Woodruff: ambientazione

 

La storia comincia con un olocausto nucleare.

Un tremendo conflitto ha reso il suolo radioattivo e inospitale. Per questo motivo, gli esseri umani scampati alla guerra si sono rifugiati sotto terra, dove hanno trovato le risorse necessarie alla loro sopravvivenza.

E dopo millenni di oscurità e privazioni tornano in superficie per scoprire che, in loro assenza, il mondo si è ricoperto di una giungla verde e rigogliosa. Il pianeta si è anche ripopolato di varie specie di mutanti, di cui una molto pacifica: i Boozook. Una razza che differisce dagli esseri umani per qualche tratto fisico: una coda, le orecchie a punta e un naso un po’ più lungo del normale.

Per nulla cambiati dalla loro permanenza nel sottosuolo, gli umani ingaggiano subito una terribile guerra contro la tranquilla società Boozook e, nel giro di poco, li riducono in schiavitù. Nel territorio appena conquistato costruiscono poi una grande metropoli verticale, Vlurxtrznbnaxl, e pongono i mutanti sotto un regime di persecuzione e oppressione.

Il gioco è ambientato qui.

 

La trama

 

Dopo un secolo di schiavitù, le relazioni tra umani e Bookzook sono all’apice della tensione: la disparità fra borghesia e classe operaia genera molto malcontento. E mentre povertà e criminalità affliggono i quartieri bassi, l’alta società sguazza nella corruzione.

Il Presidente e il suo scagnozzo, chiamato “il Contestabile”, tengono la città sotto un regime totalitario basato su leggi intricate, paure e falsità.

In questo scenario spicca il Professor Azimuth, personalità eminente del mondo politico e scientifico. Il professore non sopporta il regime e nemmeno che i diritti dei Boozook vengano violati. Decide quindi di porre fine alla loro oppressione mettendosi alla ricerca dello Schnibble: un’entità mistica dell’antica tradizione Boozook che pare possa portare pace e prosperità.

La notizia, però, arriva anche alle orecchie del Contestabile che, deciso a stroncare sul nascere ogni tentativo di ribellione, va a fare visita al professore, a casa sua.

Azimuth, sentendolo arrivare, riesce a nascondere Woodruff, il figlio adottivo, e lo sottopone velocemente al Viblefrotzer, un dispositivo di sua invenzione in grado di accelerare la crescita. In pochi secondi, il piccolo raggiunge l’età di quindici anni.

E mentre il Contestabile porta via il professore, Woodruff, ora adulto, giura di proseguire la ricerca del misterioso Schnibble e salvare Azimuth dalla prigionia.

Un punto di vista insolito

 

Una volta rivelata la trama, ho provato una profonda simpatia per Woodruff. Un giovane che si trova costretto a crescere in fretta (letteralmente) per salvare la vita del padre.

Il commesso aveva ragione: vediamo la storia dal punto di vista innocente e goffo del protagonista che, per la prima volta, si scontra con il mondo esterno. In questo caso, una società corrotta, crudele. Incomprensibile e assurda, agli occhi di un bambino.

 

Il mio incontro con la distopia è avvenuto nel momento giusto

 

Woodruff è capitato proprio nel momento giusto della mia vita: il passaggio tra infanzia e adolescenza, un periodo di esplorazione e novità.

Devo ammetterlo, non è stato facile portare avanti questa passione perché, tra le mie conoscenze, non c’era nessuno che apprezzasse un genere così particolare. Ma questo nuovo punto di vista sul mondo mi ha appassionato a tal punto da farmi dire “l’importante è che piaccia a me”.

Non dico che sia stato il fulcro della mia crescita personale – sarebbe esagerato anche solo pensarlo – però ha dato inizio a una maturazione e presa di coscienza nuova e differente.

Mi ha spinto a interrogarmi su tante altre cose, a indagare il contesto distopico che, di solito, analizza la struttura della società, e le ragioni di molte azioni e reazioni umane, ma anche i rischi che si corrono quando si persegue un’idea nonostante le difficoltà.

La distopia allarga le vedute

 

In effetti l’eredità di Woodruff è proprio questa: scava.

Ogni personaggio di ogni storia reale o fantastica, va sempre approfondito.

E la distopia è un universo che permette di valutare differenti scenari e comportamenti sociali.

Perché gli umani hanno attaccato la tranquilla società Boozook?

Perché il Contestabile non vuole la pace che Azimuth ricerca?

Uno scrittore deve sempre porsi queste domande: cercare l’essenza dei personaggi creati.

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