Freewriting quando la scrittura è libera

Esiste, tra le tante tecniche e gli svariati insegnamenti sulla scrittura creativa, una pratica che non è volta soltanto alla proiezione dei pensieri sul foglio, ma anche alla rielaborazione, allo sviluppo e al riordino delle idee all’interno delle nostre menti: è il freewriting, ovvero la “scrittura libera”.

Accade un giorno, nella vita di ogni scrittore che si rispetti, che davanti alla pagina bianca si verifichi il famigerato “blocco”. Un vuoto all’apparenza impossibile da colmare, una sensazione di panico che ci assale a tal punto da sopraffarci e costringerci a mettere da parte tutto ciò su cui eravamo intenti a lavorare. “Sarà l’ispirazione, quella viene e va” ci diciamo. E così, dopo aver osservato la barra spaziatrice scandire i secondi di un’altra giornata passata a sperare che l’estro creativo ritorni, chiudiamo la pagina Word aperta da ore e procrastiniamo, ancora una volta, la scrittura.

Il freewrinting può venirci in aiuto.

Come e perché nasce il freewriting

La scrittura libera nasce come tecnica di pre-scrittura, utilizzata soprattutto in ambienti accademici al fine di costruire consapevolezza e fiducia in sé stessi, in quanto permette di esercitarsi nelle fasi di produzione del processo di scrittura senza timore di censure.

Ed è proprio l’assenza di censura e di giudizio a rendere affascinante questa attività: ci si abbandona del tutto all’atto fisico della scrittura, impugnando la penna per un periodo di tempo continuato, senza mai staccarla dal foglio (no, in questo caso non si potrà utilizzare la tecnologia), evitando di curarsi di retoriche, convenzioni o meccanismi, guidati da un suggerimento (anche detto prompt) di un insegnante o di una guida.

La scrittura libera si basa sul presupposto che, nonostante tutti abbiamo qualcosa da dire e la capacità di farlo, molto spesso la nostra mente risulta bloccata in stati di apatia, autocritica, risentimento, ansia, paura del fallimento o altre forme di resistenza.

Normalizzare prima e superare poi i blocchi della nostra sorgente mentale è esattamente ciò che sta alla base del freewriting. Come si può facilmente immaginare, questa tecnica, proprio a causa del suo modus operandi, spesso produce del materiale grezzo o addirittura inutilizzabile: i contenuti della nostra mente si riversano sulla pagina come un fiume in piena, ma, nonostante questo, ci appariranno molto più ordinati e concatenati tra loro di come li percepiamo all’interno della nostra psiche.

Cosa serve per praticare il freewriting?

Per poter beneficiare al meglio degli effetti della scrittura libera occorrono pochi ma essenziali elementi.

Materiale

Innanzitutto, armati di foglio e penna. Di un diario e di una matita, un quaderno e un pastello, insomma, tutto ciò che ti permetta di scrivere a mano. La scrittura manuale, al contrario di quella telematica, non solo è un atto viscerale, profondo e istintivo, ma permette anche di guadagnare tempo e aiuta a pensare, e, di conseguenza, a esprimerci nel migliore dei modi.

Tempo

Un altro fattore indispensabile da tenere in considerazione è il tempo. Il freewriting è prima di tutto un’attività volta al benessere di chi la svolge e, come tale, è necessario dedicarle il tempo che merita. O meglio, che noi stessi meritiamo. Ritagliarsi cinque minuti al giorno per mettere su carta i nostri pensieri è abbastanza per poter riscontrare i primi risultati nell’immediato. Ma, come tutti gli esercizi, più se ne fanno e meglio è. In fondo ognuno è diverso e a volte alcuni pensieri sono più difficili da “raddrizzare” rispetto ad altri.

Calma

Per ultimo, ma non per importanza, è fondamentale operare in totale tranquillità. Creare una situazione di calma, in grado di farci sentire in pace con noi stessi e con l’ambiente che ci circonda, permette di prendere consapevolezza del nostro mondo interiore ed esterno. Il silenzio, per esempio, e l’assenza totale di distrazioni possono contribuire a distendere le preoccupazioni e a dare libero sfogo alla creatività.

Riempire gli attimi di parole: la scrittura libera non è altro che questo.

Ho tutto. E adesso?

Adesso ti serve un prompt. Ovvero, un suggerimento.

Se hai deciso di provare il freewriting per la prima volta, molto probabilmente ti sarai già imbattuto in un corso o in un workshop dedicati a questa attività. In questi casi la scrittura viene guidata da un insegnante, che non solo fornisce le frasi per poter iniziare a scrivere, ma, attraverso un timer, scandisce anche il tempo tra una sessione di scrittura e l’altra.

Se invece desideri provare il freewriting in autonomia, non disperare: i suggerimenti e l’ispirazione sono molto più vicini reperibili di quello che sembra. Apri una pagina a caso del libro più vicino a te, imposta la riproduzione casuale dei tuoi brani preferiti, inizia a guardare quel film che hai sulla lista da un po’: la prima frase che incontri, leggi o ascolti sarà il tuo prompt.

Scrivi

Ora scrivi. Scrivi tutto ciò che ti viene in mente per i prossimi cinque minuti, senza staccare mai la penna dal foglio né i tuoi occhi dalla scrittura che prende forma davanti a te. Scrivi finché puoi, tenendo la mano in movimento fino allo scadere del tempo. Non fermarti mai a guardare il vuoto o a rileggere ciò che hai scritto e non preoccuparti di prestare attenzione alla grammatica, all’ortografia, alla pulizia o allo stile. Non importa se la tua calligrafia non ti soddisfa, o se i pensieri che produci ti risultano poco profondi o vuoti di significato, nessun altro li leggerà.

Se non sai più cosa dire, scrivilo. Se ti senti a disagio, annoiato, nervoso, arrabbiato, scrivilo.

Non è la qualità dei contenuti a essere importante, lo è l’atto stesso dello scrivere.

Cosa ho imparato grazie al freewriting

Da quando ho iniziato a praticare la scrittura libera, circa due anni fa, ho fatto chiarezza su molteplici aspetti della mia persona. Spesso è difficile riuscire ad auto-analizzarsi con trasparenza e onestà, e guardarsi dentro appare più complesso di quanto immaginiamo. Il giudizio che temiamo più di tutti, la maggior parte delle volte, è proprio il nostro: il freewriting mi ha insegnato a fare pace con il mio perfezionismo, la mia perenne insoddisfazione e l’ansia da prestazione che mi contraddistinguono. Mi ha aiutata, in svariate situazioni di ansia e stress, a svuotare la mente da una miriade di preoccupazioni inutili, incoraggiandomi e mettendomi una mano sulla spalla come solo un vecchio amico è in grado di fare.

Per quanto il rapporto con la scrittura molto di frequente possa diventare conflittuale, essa si rivela sempre un’incredibile alleata: protegge le nostre emozioni e le custodisce gelosamente, apre il nostro sguardo su mondi inesplorati e, soprattutto, non ci lascia mai soli.

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