Fumetto e letteratura: qual è il loro rapporto?

“Che il fumetto sia un’arte minore me lo sono sentito ripetere per anni. Mi ero stancato a tal punto che un bel giorno ho mandato al diavolo un po’ tutti e ho detto: bene, signori miei, io allora faccio della letteratura disegnata. E oggi sono in molti a definirla così.”

Con queste parole Hugo Pratt, autore di Corto Maltese, raccontava il suo rapporto con il fumetto.

 

Ma può davvero essere considerato un “genere letterario”?

Umberto Eco abbraccia questa tesi nel suo saggio del 1964, Apocalittici e Integrati dove analizza la cultura di massa e i mezzi di comunicazione del periodo. Un testo che ha influenzato l’evoluzione del fumetto italiano.

E arriviamo a circa trent’anni dopo quando, nel 1992, ad Art Spiegelman viene assegnato il prestigioso Premio Pulitzer, per la sua graphic novel Maus. Ancora oggi è l’unica opera di questo tipo premiata con tale riconoscimento.

Il fumetto è l’unione tra arte e parola.

Una forma di comunicazione che – attraverso i propri codici – occupa una parte importante della letteratura spaziando tra tutti i generi e target.

 

Qualche cenno storico

 

La necessità di associare testi a immagini è molto antica.

Perfino all’interno della necropoli di Saqqara, più precisamente nella cappella funeraria dedicata all’architetto Ankhmahor, le raffigurazioni sono inframmezzate da iscrizioni che riportano i dialoghi tra soggetti.

Ma è convenzione comune associare la nascita del fumetto a “Yellow Kid”, di Richard Felton Outcault. Il personaggio esordì sul New York World del 7 luglio 1895 e proprio sul suo camicione giallo venivano scritte le battute che pronunciava.

Da allora iniziò la pubblicazione delle prime serie di fumetti con cadenza giornaliera. I quotidiani presentavano strisce orizzontali di tre o quattro vignette contenenti un episodio autoconclusivo e, una volta a settimana, venivano pubblicate intere tavole (fino a sedici vignette).

Un esempio illustre che ha seguito questo schema per quasi cinquant’anni sono le strisce dei “Peanuts” di Charles M. Schulz.

 

Le riviste

 

Se in Italia “Il Corriere dei Piccoli” è considerato il manifesto di fondazione del fumetto italiano, in America compaiono riviste come “Detective Comics” o “Action Comics”, i primi albi dedicati esclusivamente ai fumetti. E su quelle pagine nacquero alcuni dei personaggi più iconici e longevi, come Superman e Batman.

I fumetti di quel periodo si rivelarono anche un ottimo strumento di propaganda e si diffusero nelle trincee, attraverso la pubblicazione di giornali rivolti ai soldati. Il personaggio di Capitan America, ad esempio, venne creato proprio per motivare le truppe americane impiegate nella Seconda Guerra Mondiale.

Un altro caposaldo del fumetto americano, diffusosi poi nel mondo, è senza dubbio “Topolino” (Mickey Mouse), che debutta su carta nel 1930.

Oltre al già citato Corto Maltese, anche l’Italia ha una tradizione fumettistica di pregio.

“Tex Willer” (1948, Sergio Bonelli Editore), “Il grande Blek” (1954, Editoriale Dardo) e “Diabolik” (1962, Astorina Editore). Tutti personaggi ormai entrati nel nostro immaginario collettivo.

Merita poi una menzione anche “Linus”, la prima rivista italiana dedicata esclusivamente ai fumetti che, dal 1965 a oggi, ha selezionato e pubblicato le migliori strisce a fumetti nazionali e internazionali, con un occhio di riguardo alla satira.

 

I cartoni animati e il loro apporto

 

Sull’onda del successo dei cartoni animati, poi, negli anni ’70 arrivarono in Italia anche i manga, fumetti giapponesi che, però, dovranno aspettare gli anni ’90 per avere un vero e proprio boom.

Nel mentre, intorno agli anni ’80, arriveranno sul mercato anche le graphic novel (letteralmente “romanzo grafico”): volumi autoconclusivi e solitamente destinati a un pubblico più maturo.

Con lo sviluppo di Internet, il mercato registra una diminuzione delle vendite. È il periodo in cui i webcomic creano un contatto più diretto tra autore e pubblico: dilaga l’autoproduzione e, quindi, l’assenza di intermediari.

Una rivoluzione che spinge autori di livello amatoriale a diventare abbastanza famosi da passare al cartaceo – come nel caso di “One-Punch Man” di Yūsuke Murata –.

Il successo globale del fumetto ha portato anche alla nascita di fiere in cui gli appassionati si riuniscono per incontrare autori, editori ed esperti del settore. Tra i più noti: il Comic-Con di San Diego o il nostrano Lucca Comics&Games. È in occasioni come queste che i cosplayer omaggiano i personaggi di fumetti (ma anche serie o film) indossandone il costume e interpretandone i gesti.

 

Manga o comics? Le differenze

Il mondo dei fumetti è tanto vario quanto in continua evoluzione, quindi diventa necessario specificare che queste differenze non mirano a stabilire quale sia lo stile migliore o più “profondo”.

Ogni storia suscita e racconta una vasta gamma di emozioni indipendentemente dalla provenienza geografica dell’opera.

 

Negli USA e nei paesi anglofoni i fumetti sono indicati con il nome di comic books, mentre in Giappone vengono chiamati manga.

 

A distinguere un prodotto letterario dall’altro sono le profonde differenze sul piano stilistico e narrativo: riflesso delle culture da cui nascono e che rappresentano.

 

L’assetto

La prima differenza – forse la più evidente – è l’ordine di lettura delle tavole e delle vignette.

I manga, infatti, si leggono come si leggerebbe un testo scritto nella forma tradizionale giapponese (Tategaki) cioè “al contrario”, iniziando da quella che per noi è l’ultima pagina e seguendo le vignette da destra verso sinistra.

 

Il colore

L’aspetto grafico costituisce un’altra grande diversità.

I comics presentano una tavolozza di colori differente e variegata mentre i manga sono in bianco e nero (a eccezione della copertina).

Una discrepanza che ha origini culturali: in oriente, i manga fanno parte della vita quotidiana quindi vengono stampati su carta di bassa qualità per essere letti e buttati. Solo le storie più vendute vengono ristampate su un tipo di carta migliore per eventuali edizioni da collezione.

 

Lo stile

Il canone artistico giapponese è caratterizzato da alcuni stereotipi presenti sulle tavole dei manga. Uno su tutti? Gli occhi grandi dei personaggi.

Nonostante questo tratto che accomuna il genere, ogni artista – chiamato mangaka – ha un tratto di disegno unico e diverso dagli altri.

 

Il target

I comics sono solitamente indirizzati a un pubblico più giovane, mentre i manga – rivestendo un ruolo intellettuale e culturale fondamentale per il popolo giapponese – godono di un pubblico molto più ampio.

Per questo motivo le tematiche affrontate possono risultare più elaborate e introspettive.

 

Come si crea un fumetto?

Il fumetto narra una storia.

Per questo motivo dev’essere sviluppato seguendo fasi precise.

 

Documentazione

Non basta un’idea. È necessario reperire del materiale da cui attingere, sia esso visivo o testuale. Per realizzare un’opera “realistica” servono riferimenti fotografici, documenti storici o iconografici. Nel caso di storie “fantastiche” è fondamentale stabilire le atmosfere della trama prendendo spunto dalle ispirazioni di autore e disegnatore.

 

Sceneggiatura

Un fumetto necessita di una sceneggiatura solida in grado di sostenere l’arco narrativo. In questa fase si comprende la descrizione di luogo e tempo di azioni, dialoghi e didascalie.

Molto spesso sono comprese anche le indicazioni su inquadrature e numero di vignette in cui si vorrà suddividere la tavola.

 

Storyboard

È la prima visualizzazione della storia.

Ogni tavola viene disegnata, vignetta per vignetta (in modo approssimativo), in modo tale da scegliere le migliori inquadrature e valutare l’ingombro visivo del testo.

Ci possono essere anche modifiche sostanziali della sceneggiatura come scomposizioni di vignette o, al contrario, accorpamenti di sequenze.

 

A queste fasi si aggiungono la correzione delle bozze, l’impaginazione grafica, la produzione di testata e copertina.

Il lavoro può essere suddiviso in base alle competenze di coloro che partecipano al progetto: sceneggiatore (soggetto, sceneggiatura), disegnatore (storyboard, matite), inchiostratore (chine), colorista (colorazione) e letterista (lettering).

Nel caso delle autoproduzioni non è raro che l’autore si occupi di ogni fase compresa distribuzione e vendita.

 

Il fumetto è una forma d’arte

Il fumetto è parte integrante della cultura popolare.

È un mezzo espressivo potente che illustra e racconta problematiche nate da battaglie personali o inerenti a tematiche sociali. Le più attuali? L’inclusione delle minoranze o la crisi ambientale.

La sua evoluzione gli ha permesso di integrarsi nel tessuto collettivo fornendo uno specchio critico del mondo e delle dinamiche che lo regolano: per questo motivo dovrebbe essere considerato un medium capace di veicolare storie incasellabili in differenti generi letterari.

Ma non solo.

Il fumetto è una forma d’arte: il punto di congiunzione tra il reale e il fantastico.

 

 

Foto di OpenClipart-Vectors da Pixabay

 

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