Future Library: un progetto culturale visionario
“Una foresta sta crescendo in Norvegia. Tra cent’anni diventerà un’antologia di libri.” Con queste parole, pronunciate in inglese da un’avvolgente voce femminile, si apre il sito ufficiale di “Future Library”, progetto culturale della giovane artista scozzese Katie Paterson. L’idea – un po’ folle, ma affascinante – è questa: costruire, nello spazio di un secolo, una biblioteca di cento libri inediti, che resteranno segreti fino al 2114, anno in cui verranno finalmente pubblicati. Per stamparli, sarà utilizzata la carta di mille alberi piantati nella foresta di Nordmarka, nei pressi di Oslo, un’area che fino ad allora rimarrà preservata da ogni intervento umano. Un’iniziativa ambiziosa, che si propone di unire ecologia e umanità, natura e letteratura, presente e prossimo futuro.
Cento libri dormienti, uno per ogni anno
Il progetto, partito nel 2014, prevede che ogni anno uno scrittore o una scrittrice contribuisca alla Future Library con un’opera inedita. Lingua, stile, genere, lunghezza del testo sono tutti elementi a discrezione dell’autore. L’unico requisito indispensabile è che nessuno, oltre chi l’ha scritto, sia a conoscenza del contenuto. Il manoscritto viene rinchiuso in una scatola ermetica e, nel corso di una suggestiva cerimonia nella foresta, viene depositato proprio tra quegli alberi la cui cellulosa servirà un giorno a restituirli al pubblico. Durante l’evento, che ricorre generalmente in primavera, viene rivelato il titolo del libro: tutto il resto è avvolto nel mistero. Una volta consegnato, infatti, il manoscritto viene trasportato nella New Deichmanske Library di Oslo, dove sarà custodito in segreto per gli anni a venire nella “Silent Room”: una piccola stanza, costruita con il legno proveniente della foresta di Nordmarka, in cui i libri a mano a mano raccolti giacciono incastonati nelle pareti come diamanti su una corona regale, che ognuno può ammirare ma nessuno può toccare.
Katie Paterson, un’artista che si interroga sul tempo
“Immaginazione” e “tempo” sono temi chiave della produzione artistica di Katie Peterson, mente e anima del progetto. Nata a Glasgow nel 1981, le sue opere – come “All the dead stars”, una mappa che raccoglie le 27 mila stelle di cui l’uomo ha potuto osservare l’estinzione, o “Timepieces”, un’installazione con nove orologi che comparano l’ora dei diversi pianeti del sistema solare – riflettono l’idea che ci sia un legame indissolubile tra tempo della natura, tempo cosmico e tempo umano: un eterno ciclo in cui nulla si distrugge ma tutto muta. Il concetto di trasformazione è anche alla base dell’idea della Future Library: gli alberi piantati oggi diventeranno carta un giorno, e la carta si tramuterà in libri. Ma si tratta di un mutamento lento, che necessita di un orizzonte temporale ben più ampio di quello in base al quale siamo abituati a ragionare. Questo aspetto rappresenta una vera sfida per chi esercita il mestiere dello scrittore, che deve accettare di scrivere un’opera senza avere nessuna idea del pubblico che la leggerà.
Future Library: gli scrittori che hanno contribuito finora
Ad invitare gli autori a partecipare è il Future Library Trust, che li seleziona sulla base dello “straordinario contributo offerto alla letteratura e alla poesia” e della “abilità di catturare l’immaginazione di questa e delle future generazioni”. La prima a sposare l’iniziativa, nel 2014, è stata Margaret Atwood, con il manoscritto intitolato “Scribbler Moon”. La poetessa e scrittrice canadese ha detto di essere stata subito colpita dall’idea di lasciare uno scritto a beneficio delle generazioni future, un po’ come quando, da bambini, ci si diverte a seppellire piccoli oggetti nella speranza che qualcuno un giorno li riporti alla luce. L’anno successivo è stata la volta dello scrittore britannico David Mitchell, con l’opera “From me flows what you call time”, che ha definito il legame tra libri, alberi e persone come “una poesia, un poesia fatta di realtà”. A questi due autori si sono poi uniti l’islandese Sjón, noto anche per la collaborazione con la cantante Björk, la scrittrice turca Elif Shafak, che ha paragonato il suo manoscritto a una lettera chiusa in una bottiglia e lasciata in un fiume in balia della corrente, la sudcoreana Han Kang, il norvegese Karl Ove Knausgård e il giovane poeta e romanziere vietnamita Ocean Vuong. Ultima in ordine di tempo ad abbracciare la sfida è stata la scrittrice e cineasta Tsitsi Dangarembga, originaria dello Zimbabwe, che consegnerà la sua opera nella primavera del 2022.
Una scommessa e una speranza per il futuro
Che l’idea di creare una foresta di libri addormentati, sospesi nel tempo come per incanto o sortilegio, piaccia o meno, sono tanti gli interrogativi messi in luce da questo progetto. Tra cent’anni ci sarà ancora un futuro per la carta stampata o le nuove tecnologie l’avranno fatta scomparire? Come saranno i lettori del futuro e come reagiranno di fronte alla pubblicazione di tanti testi inediti, molti dei quali scritti svariati decenni prima? Sarà ancora possibile leggere e comprendere lingue oggi poco diffuse, come l’islandese? E che ne sarà, tra cent’anni, delle nostre foreste e del pianeta? Forse il fascino della Future Library risiede proprio nel fatto che rappresenta una scommessa e una speranza per il futuro: la scommessa che tra cent’anni ci saranno ancora i libri cartacei e i lettori che li leggeranno, e la speranza che le future generazioni avranno trovato il modo di salvare le foreste, i mari, i ghiacciai e tutti gli ecosistemi terrestri che noi, uomini e donne del presente, non abbiamo saputo proteggere.
Foto di Mabel Amber, who will one day da Pixabay