Il condominio
James Graham Ballard nacque a Shanghai nel 1930 da genitori britannici.
Come scrittore appartenne alla corrente New Wave della narrativa fantascientifica.
Le sue opere dall’atmosfera cupa e distopica ebbero un notevole influsso sul
movimento cyberpunk. Morì a Shepperton nel 2009.
LA TRAMA
La vicenda si svolge in un elegante grattacielo di quaranta piani: una città verticale costruita secondo le più avanzate tecnologie. L’edificio, diviso in classi sociali a seconda dell’altezza, offre ai duemila condomini tutte le comodità della vita moderna.
Quando l’ultimo appartamento viene occupato e iniziano i blackout, i rancori tra inquilini vengono a galla, sfociando in una regressione barbarica che libererà ogni inibizione.
DA NOTARE
Il punto di forza del romanzo è la progressiva tensione narrativa che Ballard è riuscito a creare fin da subito, a partire dallo scioccante riferimento dell’incipit all’uomo che sta mangiando un cane sul balcone. L’esito della trama è noto già all’inizio e non sarà tanto la curiosità di sapere come andrà a finire la storia ad avvincere il lettore, quanto piuttosto la capacità dell’autore di tenere vivo il bisogno di conoscere come e perché una società ordinata arrivi a perdere il controllo delle proprie pulsioni. Interessante è l’indagine psicologica dei personaggi che emerge anche dalla scelta di narrare la storia attraverso tre punti di vista, ognuno dei quali rappresentativo di una diversa classe sociale e perfettamente coerenti con lo stile di vita di chi li incarna.
INCIPIT
Era trascorso qualche tempo e, seduto sul balcone a mangiare il cane, il dottor Robert Laing rifletteva sui singolari avvenimenti verificatisi in quell’immenso condominio nei tre mesi precedenti. Ora che tutto era tornato alla normalità, si rendeva conto con sorpresa che non c’era stato un inizio evidente, un momento al di là del quale le loro vite erano entrate in una dimensione chiaramente più sinistra.
Si ringrazia per questa recensione Eleonora Villani.
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