Il quinto giorno

I libri che sanno creare suspense sono capaci di coinvolgere a tal punto da farci perdere la cognizione del tempo.
Riuscire a raccontare la tensione non è facile, soprattutto perché bisogna essere bravi a mantenerla nel corso della narrazione. Frank Schätzing ci riesce senz’altro nel suo Il quinto giorno.

L’AUTORE

Frank Schätzing tedesco, nativo di Colonia, ha studiato scienze della comunicazione e ha fondato una propria agenzia pubblicitaria. Nel 1990 diventa scrittore e il suo primo romanzo, Tod und Teufel, giallo storico pubblicato nel 1995, è subito un successo. In Italia esce soltanto nel 2006, dopo Il quinto giorno che invece è il suo secondo romanzo, con il titolo Il diavolo nella cattedrale e nel 2007 vince il Premio Bancarella.

L’ultimo romanzo, in ordine di tempo, è La tirannia della farfalla del 2018 e che riprende sempre il filone del thriller tecnologico.

LA TRAMA

Gennaio, costa del Perù. Juan il pescatore non trova pesce da settimane, ma quel giorno rimane sbalordito nel vedere un enorme banco di pesci proprio lì intrappolati nella sua rete. Il terrore cancella ben presto l’euforia: i pesci, muovendosi come un unico essere, distruggono la rete, ribaltano la barca e impediscono all’uomo, finito sott’acqua, di raggiungere la superficie.

Marzo, Norvegia. A bordo di una nave oceanografica un biologo e una scienziata osservano milioni di “vermi” luminescenti che sembrano aver invaso lo zoccolo occidentale. Sono di una specie mai vista prima e il loro numero è allarmante.

Aprile, Canada. Un gruppo di balene attaccano la Barrier Queen, un cargo di sessantamila tonnellate, e la affondano. Il loro comportamento non ha precedenti. E intanto una quantità anomala di crostacei velenosi invade le coste degli Stati Uniti mettendo in ginocchio la popolazione e costringendo lo stesso Presidente a fuggire.

Fatti all’apparenza indipendenti, ma che invece si riveleranno presto legati da un’unica inquietante verità.

 

DA NOTARE

Il quinto giorno è costruito su di un’idea di fondo tanto geniale quanto terrificante. L’idea di un romanzo è il suo cuore, il nucleo centrale da cui scaturisce e si ramifica l’intreccio. Se l’idea è buona ci sono già buone probabilità che la narrazione funzioni. Qui poi l’autore inserisce la sua storia – un misto di thriller, fantascienza e spionaggio – in un contesto così verosimile e documentato, da far sembrare possibili gli eventi e gli scenari che descrive.

Si sarebbero potute usare molte meno pagine per raccontarla: il libro ne conta 1021. L’indugio di Schätzing sui particolari tecnico-scientifici e biologici alla lunga rischia di appesantire il testo. A volte quando l’autore, come in questo caso, ha condotto un enorme lavoro di ricerca, si fa fatica a tacerlo nel romanzo, anche se non sempre è funzionale al racconto.

Detto questo il libro è senz’altro accattivante e ben strutturato. Forse è soltanto il finale a chiudersi un po’ troppo in fretta, ma la storia è di quelle che rimangono impresse.
Un’ultima osservazione sullo stile: si riscontra qualche passaggio retorico, fra cui anche il tanto abusato “sole che fa capolino”, il ricorso frequente ad avverbi in -mente, qualche errore di sintassi, l’uso dell’indicativo al posto del congiuntivo, ma va ricordato che il testo originale è scritto in tedesco e che a volte la traduzione in un’altra lingua modifica, non sempre migliorandola, la prosa originaria.

 

INCIPIT

Huanchaco, costa del Perù
Senza che il mondo ne sapesse nulla, quel mercoledì si compì il destino di Juan Narciso Ucañan.
Solo alcune settimane dopo, il suo caso s’inserì in un contesto più ampio, anche se il suo nome non venne mai evocato. Era semplicemente uno dei tanti. Se fosse stato possibile chiedergli cos’era successo quel mattino, sarebbero emerse le analogie con vicende simili, avvenute contemporaneamente in tutto il globo.

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