Scrivere: un sogno che diventa urgenza

Credo che scrivere, in qualsiasi forma venga fatto, rappresenti innanzitutto l’espressione fisiologica di un’urgenza interiore, la manifestazione tangibile di altre necessità che, attraverso la scrittura, possono prendere vita. Che ci sia la volontà di diventare “ricchi e famosi” o l’esigenza più intima di comunicare con una persona cara, trasformare i pensieri in parole è, o può essere, la risposta a una chiamata che ci arriva da dentro. E questo a prescindere da quello che sarà il risultato o dall’utilizzo che faremo del nostro testo.

Ascoltare la propria voce

Mi definisco un apprendista romanziere. È ciò che vorrei diventare “da grande”. Inventare storie mi permette di vivere realtà differenti, di alimentare e inseguire alcuni sogni e, in una certa misura, mi permette una maggior consapevolezza di ciò che sono. Ho compreso solo in età adulta che avrei amato utilizzare questa forma espressiva per dare seguito a quell’urgenza. Non so dipingere, non so suonare, non so recitare. Ma con le parole scritte me la sono sempre cavata discretamente. Purtroppo, questo non era sufficiente. Non basta avere un’inclinazione per riuscire nelle cose. Se volevo davvero dare ascolto a quella vocina, a volte petulante, che continuava a ripetermi “Fallo!”, e provare a rincorrere uno di quei sogni, mi sarei dovuto impegnare molto, e mettermi anche tanto in gioco. Vi confesso che è magnifico poter dire che sto ancora giocando.

L’occasione del Corso Editor&Ghostwriter

L’ultima occasione in ordine di tempo in cui ho voluto farlo è stata partecipare al corso Editor&Ghostwriter di Alessandra Perotti. Non sapevo esattamente a che tipo di esperienza sarei andato incontro e, come ho detto, la mia aspirazione principale è quella di scrivere romanzi. Quindi, in teoria, non era molto logico iscriversi a quello specifico corso. Ma mi sono lasciato ispirare dalle sensazioni percepite leggendo alcuni articoli di Alessandra e da frasi ascoltate nei suoi video. C’era tanto cuore pulsante dietro le sue parole e, per una volta, ho seguito solo l’istinto: era la persona giusta per riconnettermi con la scrittura. A distanza di tempo posso confermare che l’istinto, questa volta, non mi ha tradito.

Questione di disponibilità

Ma cosa succede quando a 47 anni torni sui banchi di scuola? Beh, posso ovviamente rispondere solo a titolo personale. Però, forse, anche tu potresti ritrovarti nella mia stessa situazione e, magari, vivere lo stesso tipo di esperienza. Se mi stai leggendo può significare che sei una persona che vuole saperne di più in merito o che, forse, sai già di cosa sto parlando.

Innanzitutto, il percorso è faticoso e bisogna avere una grande disponibilità. Disponibilità a più livelli, non solo per quanto riguarda il tempo da dedicare alla didattica che, lo ricordo, purtroppo nel 2020 è stata possibile solo a distanza. Nonostante questo, si viene catapultati nel professionismo con la “P” maiuscola. Il corso è estremamente professionale e gestito in modo altamente professionale. Non è uno di quegli spazi, o di quei corsi, che si possono affrontare con la leggerezza di chi deve riempire tempi morti o supplire alla noia della vita quotidiana. No. Sabati interi di lezione, serate infrasettimanali di formazione, compiti da svolgere per l’incontro successivo e progetti (al plurale!) portati avanti per tutti i mesi del corso. Senza dimenticare gli stage con altri professionisti del settore, altro elemento di sovraccarico. E poi esercitazioni da svolgere singolarmente e in gruppo con i compagni, con tutte le criticità del caso, sia quelle organizzative che relazionali. A volte è già complicato far convivere le idee delle persone, figuriamoci quelle di chi, come gli scrittori, hanno una naturale propensione ad un lavoro che, di fatto, è solitario.

Affrontare le proprie resistenze

Ma la disponibilità ti fa superare quel momento critico, ti aiuta a capire che, in quell’ambito, la cosa più importante è smettere di ascoltare te stesso e sintonizzarsi su ciò che dicono gli altri. E per chi scrive, o ambisce a farlo, questo può risultare davvero complesso.

Disponibilità anche emotiva quindi. Magari conosci l’argomento, o gli argomenti, ma chi insegna ha talmente tanta passione, ed elevata capacità di trasmettertela, che non puoi risparmiarti dal punto di vista emozionale. Percepire nei compagni che, una volta terminato il percorso, “quella serata lì ti mancherà”, beh non è una cosa che succede spesso. Io ho partecipato a decine di corsi di vario genere e, onestamente, non ho mai vissuto quel tipo di mancanza.

La propria disponibilità la si esercita anche nell’affrontare le proprie resistenze. Se ti viene affidato un compito che non è propriamente nelle tue corde, devi scrivere di un argomento che non padroneggi molto, o peggio ancora non ti attira per gusto personale, e decidi di metterti in gioco, vuol dire che sei disponibile a donarti al tuo insegnante, prima ancora che a chi, poi, ti leggerà. Accettare la prova non è solo una questione di sfida con sé stessi, che è giusta se non rimane soltanto un esercizio di ego. Significa avere desiderio di alzare l’asticella, implica voler piazzare il proprio orizzonte qualche metro più avanti. Quell’articolo, quel testo, poi lo dovrai scrivere, e sarà necessario farlo al meglio delle tue capacità. Anzi, devi andare oltre le tue capacità.

Scrivere alimenta il sogno

Durante i mesi del corso, quando raccontavo cosa stessi vivendo, come stessi impiegando il mio tempo libero, qualcuno mi ha chiesto “Ma chi te lo fa fare? Perché tanta fatica?”. C’è stato anche chi, però, si è risposto da solo. Ed è stato davvero rivitalizzante, nutriente, sentirsi dire “Beh, la risposta la leggo nella luce che hai negli occhi parlando di questo corso e delle prospettive che ti sta dando”. Traspariva chiaramente quale fosse la molla che mi spingeva a tanto: un mio profondo desiderio. Scrivere per gli altri è difficile. Per me lo è. Toglie spazio alla mia scrittura, ma anche alla mia lettura. Per tutto il periodo in cui si partecipa ad un corso di questo tipo bisogna necessariamente affrontare qualche rinuncia e scendere un po’ a compromessi. Le ore di una giornata, si sa, sono quelle. Si leggono libri e articoli che “servono”, utili per quello che si sta studiando, e non per semplice diletto. È disponibilità anche questa. Quelle rinunce e quei compromessi occorrono per riuscire a trarre il meglio da ciò che si è incominciato.

Si giunge a scegliere un percorso di questo genere perché si sta inseguendo quel sogno. Scrivere alimenta quell’ambizione e ogni difficoltà, ogni piccolo successo, come ogni singolo insuccesso, ti indirizza verso quel sogno. Ecco perché si affronta tanta fatica. E non importa se agli occhi delle altre persone quel dispendio sembra ingiustificato. Scrivere per contribuire alla visione che si ha di noi stessi, per cercare di dare forza e dignità a quell’immagine; una prospettiva che può anche mutare, evolvere, assumere contorni diversi, riempirsi di differenti sfumature. Puoi partire con un’idea e scoprire che ce ne sono anche altre valide, magari complementari a quella iniziale. È quello che è successo a me.

La necessità di avere un mentore

Fare tutto questo da soli è complicato. C’è bisogno di una guida, di un mentore. Qualcuno che ti insegni un metodo, un’etica del lavoro, un modo per proporti a quello che, si spera, diventerà il tuo pubblico. Una figura che ti stimoli a intraprendere anche un processo di specializzazione, soprattutto se, almeno inizialmente, non era un passo che sentivi di dover affrontare. Che riesca in qualche modo a renderti consapevole di cosa sei come scrittore, a mantenere viva la tua autenticità. Occorre che sia in grado di togliere dalla tua scrittura ciò che è superfluo per arrivare alla tua essenza e che spinga la tua curiosità, che ti conduca a farti domande, che ti faccia vedere qual è il limite e ti mostri come poter affrontare quel confine. Nella sua essenza pratica l’azione di scrivere, che sia un romanzo o un testo per altri, per me vuol dire principalmente farsi domande e cercare di dare delle risposte. Un bravo insegnante ti aiuta a rendere concreto e fruibile questo processo.

Il sogno di scrivere con altri sognatori

Partecipare a questo corso di scrittura mi ha permesso di conoscere altri sognatori. Persone che sono diverse fra loro sotto molti aspetti ma che possiedono in comune il desiderio di coltivare i propri più intimi sogni attraverso l’esercizio della parola scritta. C’è un reciproco donarsi, a prescindere dalle conoscenze pregresse, dal proprio vissuto e dagli obiettivi personali. Si procede insieme attraverso l’esperienza, perché è questa la definizione che preferisco quando penso a questo corso, e avviene un vero e proprio scambio di energia. Quell’energia si trasforma in pensieri nuovi, che diventano parole nuove e finiscono per comporre pagine scritte nuove. Anche se ognuno ha una visione soggettiva di sé, attraverso la condivisione di un tempo dedicato a scrivere, si concorre alla realizzazione dei sogni dei compagni, oltre che alla propria.

E tutto questo, una volta che si rimane da soli con la pagina bianca davanti, ti aiuta a procedere verso la realizzazione del tuo sogno…Scrivere… Scrivere… Scrivere.

Photo by Priscilla Du Preez on Unsplash

 

 

 

 

 

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