Io sono Dot
Nei romanzi la storia funziona quando i personaggi sono stati costruiti bene, dialogano e agiscono in modo credibile, rendendo originale quello che succede, anche quando è uno spaccato della quotidianità. Il libro che prendo in esame oggi ne è un esempio: sto parlando di Io sono Dot di Joe R. Lansdale.
L’AUTORE
Joe R. Lansdale è nato nel 1951 a Gladewater, in Texas. Inizia ventenne a scrivere e a pubblicare su riviste, racconti gialli e di fantascienza. Per mantenersi svolge i lavori più disparati: da contadino a buttafuori in locali pubblici, da bidello a operaio in fabbrica. Vanta una vastissima e poliedrica produzione letteraria: dal gotico al fantascientifico, dai fumetti alle sceneggiature, dalla satira sociale all’horror, dal western al crime contemporaneo. Il suo primo romanzo è Atto d’Amore del 1980, ma il successo in Italia giunge con il ciclo di romanzi noir, in cui sono protagonisti due investigatori, Hap e Leonard. Una stagione selvaggia (1990) è il primo romanzo che apre questa serie.
LA TRAMA
Dorothy Sherman, Dot per gli amici ha diciassette anni e lavora come cameriera sui pattini al drive-in “Dairy Bob”, aperto 24 ore al giorno. Il padre, cinque anni prima, è sparito per comprare delle sigarette. La protagonista vive nel Texas orientale, in una roulotte con la madre, la nonna e il fratellino. In seguito si aggiungerà la sorellastra Raylynn con i due figli, per sfuggire alle continue percosse del fidanzato. Elbert, un presunto zio, ignoto alla famiglia, irromperà nella loro vita stabilendosi in giardino, in un vecchio furgone. La quotidianità di Dot assumerà pieghe sorprendenti: situazioni e relazioni imprevedibili da affrontare, nonché sfide nuove da intraprendere.
DA NOTARE
Il punto di forza di questo romanzo è rappresentato dal linguaggio di Dot con il quale si impone sulla scena narrativa. La ragazza parla in prima persona e interpella i lettori. Le prime due parole dell’incipit sono: “Potreste pensare” e chi legge è chiamato in causa, agganciato dal tono diretto della giovane e dalla curiosità di conoscere quello che ha da dire di sé. La storia funziona perché è Dot a raccontarla, senza filtri, con le sue parole e il suo tono di diciassettenne sfrontata. Ogni vicenda e ogni personaggio sono visti attraverso la sua lente ironica, che lei usa per ingrandire i dettagli di una quotidianità pesante, ma anche come schermo alle proprie fragilità e alla rabbia.
In realtà sono tutte le voci dei personaggi a coinvolgere e ad agevolare la lettura, i dialoghi autentici, fluidi, capaci di mostrare senza spiegare il mondo dentro e fuori Dot. Sono dialoghi vivaci, in cui ricorrono frequenti battute mordaci tra lei e gli altri attori della narrazione. È proprio in questo scambio che i personaggi vengono meglio definiti nei loro tratti caratteriali e in cui si riconosce la loro carica evolutiva.
INCIPIT
Potreste pensare che questa non sia una storia vera, perché una parte di essa contiene cose a cui è difficile credere, ma vi assicuro che non c’è niente di inventato, dall’inizio alla fine. Voglio scriverla tutta prima che il tempo mi porti a inzepparla di dettagli interessanti, come se questa storia ne avesse bisogno.
Capita di mentire sugli avvenimenti. Lo so. Mio padre era un bugiardo. Riusciva a prendere una cosa vera e a renderla una bugia. Gli bastava continuare ad aggiungere particolari fino a ingrandire tutto, tirando dentro cose che non erano mai accadute ed eliminando gradualmente la verità, così che alla fine rimaneva solo la parte inventata e lui stesso non sapeva più riconoscere la verità dalla menzogna.
Spero che questa cosa non sia ereditaria.
Andrò dritta come un fuso, convinta che non lo sia.
Vi dirò la pura verità, dal principio alla fine. Vi dirò che il mio nome è Dorothy e racconterò le cose come stanno. Vi dirò che i miei amici mi chiamano Dot, e che preferisco che i miei nemici non mi chiamino affatto.
Si tratta di una grande avventura? Be’, nessuno andrà sulla luna o scalerà una montagna altissima. Ma per me è un’avventura. È la mia vita quotidiana.
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