Un’antica storia del XV secolo narra dello Shogun Ashikaga Yhoshimasa, collezionista di vasi.

A causa di un movimento maldestro, vide il suo vaso più prezioso andare in mille pezzi. Disperato si recò da un artigiano specializzato in riparazioni, chiedendo di rimettere insieme i pezzi per far tornare quei frammenti di ceramica di nuovo un intero. Non potendo ricostruire l’oggetto com’era in precedenza, l’artigiano riempì le crepe del vaso con lacca urushi e polvere d’oro. Così nasce il Kintsugi – Itsugi – oro – Kin – riunire, riparare: l’arte di riparare vasi e ceramiche.

L’artigiano non fa in modo che la frattura non sia mai avvenuta, non lavora al fine di annullare i segni delle crepe, bensì le amplifica, le rende visibili, addirittura preziose: salda i vari frammenti con l’oro. A quel punto il vaso è lo stesso, ma completamente nuovo, unico e irripetibile.

Succede, anche più volte nella vita, che la nostra esistenza vada in frantumi, quello che era un insieme non lo è più, lo ritroviamo in terra in mille piccoli pezzi infranti. Non è facile il tunnel da attraversare dell’inverno emotivo che ne consegue, ci scopriamo frangibili e fragili come non avremmo mai immaginato. Le ferite aperte sembrano carne viva sotto una pioggia di sale, e non è raro in quei momenti pensare che non verranno mai rimarginate. Ci vuole del tempo, a volte molto per elaborare e consapevolizzare il dolore del fallimento.

Per quanto mi riguarda è stata la scrittura il mio Kintsugi.

L’oro che ha rimesso insieme i pezzi della mia vita è stato l’inchiostro, evidenziando un’opera del tutto nuova e inaspettata del mio essere. Scrivere di me, dei miei fallimenti, ha dato un senso a quello che era avvenuto, dando forma a una nuova storia che ho raccontato sulle pagine dei quaderni che per giorni, mesi e anni mi hanno accompagnato ogni mattina all’alba verso una nuova forma della mia esistenza.

Scrivere ha il potere di mostrare, rivelare la vera natura delle persone. È un atto meditativo che ci porta verso l’essenza: l’anima ci parla, ci guida, emerge con la sua forza dirompente. Le ferite cicatrizzate, i segni indelebili, le nostre battaglie da cui siamo usciti sconfitti bocconi a terra, raccontano la nostra storia che non dobbiamo mai nascondere, è inutile voler dimenticare da dove veniamo e ciò che siamo stati, non ha senso.

Quando ci rompiamo, anche se siamo ridotti in mille pezzi, dobbiamo avere il coraggio di non buttare via niente. Ripariamo con l’oro i frammenti, e torniamo a sognare un futuro migliore, luminoso. Prezioso.

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