La calligrafia si pone come strumento importante nell’uso del corpo, perché è una forma di conoscenza che ci insegna a lasciare la nostra traccia migliore nello spazio in cui scriviamo: se ci pensiamo bene, questa è una metafora della vita.

Sto riscontrando tra le persone la voglia di tornare a compiere attività manuali. Percepisco una sorta di nostalgia, un bisogno di esprimersi attraverso qualcosa che non sia solo un dispositivo elettronico. L’uomo ha sempre appreso e comunicato mediante l’esperienza visiva, tattile e persino olfattiva.

La calligrafia e i bambini: esperienza attraverso il corpo

 

Il nostro cervello impara in modo più efficace e duraturo quando vive l’esperienza attraverso il corpo.

Per i bambini che muovono i primi passi nella scrittura a mano (pregrafismo) questo aspetto è basilare e costituisce il presupposto del modo in cui apprenderanno in futuro. Sviluppare la percezione corporea, l’armonia dei movimenti, la coordinazione e il controllo del gesto che poi si tradurrà in scrittura, li aiuta a capire che sono presenti in questo mondo, ne fanno parte e possono lasciare un segno al loro passaggio. Non è scontato, in una società sempre più virtuale.

Inoltre, acquisire la capacità di scrivere i pensieri è una forma di comunicazione molto potente e strettamente legata alla considerazione di sé.

Impariamo a scrivere strisciando fisicamente uno strumento su una superficie: quando il bambino disegna le forme delle lettere rispettando le regole, con la matita o con la penna, questa azione multi-sensoriale stimola quelle tracce mnemonico-motorie utili sia al loro riconoscimento sia alla loro lettura, e quindi alla loro scrittura.

La calligrafia aiuta a vedere figure nascoste all’interno della struttura delle lettere, aumenta la capacità di osservazione, predispone alla cura del dettaglio e alla precisione del tratto, stimola idee nuove, respinge il copia-incolla.

Con il procedere della pratica, la manualità migliora, la motricità diventa fine e aiuta ad acquisire gli automatismi della grafia rendendola istintiva regolare e leggibile, libera di seguire il flusso dei pensieri.

L’obiettivo finale è comunicare, non complicare l’azione della scrittura. È importante evitare di farsi sedurre da inutili orpelli decorativi come riccioli e svolazzi, e preferire piuttosto tratti leggeri e linee fluide.

 

Tre dita scrivono, tutto il corpo lavora

 

Tres digiti scribunt, totum corpusque laborat, ripetevano gli amanuensi.

Mentre scriviamo la mano sembra essere sempre la sola protagonista: ma non è così.

La mano è di certo importantissima e uno dei segreti per scrivere bene sta soprattutto nel modo in cui si posizionano le dita sulla penna: si chiama prensione. Pollice e indice pigiano l’uno contro l’altro sostenendo la penna mentre il medio si colloca sotto, facendo da appoggio. Tutte e tre prendono posto ad un paio di centimetri dalla punta. Se rivolgo la penna così sostenuta verso di me, vedo formarsi un triangolo tra le dita che abbraccia il suo diametro. In questo modo solo quelle tre dita concorrono al movimento piccolo e preciso della scrittura. Né il polso, né il braccio: solo le tre dita.

Ma torniamo agli amanuensi: tutto il corpo lavora, dicevano. L’abbiamo sicuramente sperimentato: dopo un certo tempo di scrittura sentiamo il bisogno di una pausa, di allungare il corpo, di sgranchirci le gambe.

Già, anche il corpo scrive e concorre al successo dell’azione: questo sistema interconnesso si chiama postura. Noi scriviamo quasi sempre seduti, ma come ci sediamo sulla sedia? Come ci appoggiamo alla scrivania?

Il corpo partecipa attivamente al gesto scrittorio, quindi dobbiamo adoperarci perché sia comodo e rilassato per tutto il tempo: piedi a terra, gambe non accavallate, schiena diritta e mano sinistra che trattiene il foglio, avambracci sempre appoggiati alla scrivania per rilassare le spalle. Solo così la mano può compiere quei movimenti fini e precisi che stiamo imparando.

Quando corpo e mano danzano all’unisono, la testa produce i suoi più raffinati contenuti, senza distrazioni date dalle tensioni o dai dolori provocati da una cattiva postura, che può essere combinata ad una errata prensione.

 

Prendiamoci cura del gesto: la nostra danza, nel nostro spazio

 

È bello prenderci cura del nostro gesto, nutrirlo, farlo crescere, perché ci rappresenti, racconti di noi. Per scrivere le parole compiamo tanti piccoli passi, con pazienza, come se fossimo impegnati a costruire una danza: la nostra danza.

È un movimento che nasce quando impariamo a concatenare in modo armonico ogni micro-gesto a quello precedente e successivo, per creare coreografie personali, inconfondibili e leggibili.

Quando siamo consapevoli del nostro gesto calligrafico, aumenta anche la soddisfazione nel vedere davanti a noi un segno che ci rispecchia: prendiamoci cura di quel segno.

Non è mai tardi per imparare la nostra danza, scrivere a mano secondo le regole della calligrafia. Proviamo a farlo insieme?

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