Può succedere che ad un certo punto della vita si incappi nella scrittura autobiografica.
Come accade?
Si può sentire l’esigenza di fare il punto di un cammino percorso, di analizzare delle situazioni che ancora non paiono chiare oppure – e questo è frequente – il bisogno di lasciare un chiarimento a chi verrà, un dono di sé e di una storia che accomuna una famiglia e una società.
Ma sono convinta che alla scrittura autobiografica ci si dovrebbe accostare per indagare se stessi in qualunque momento, senza avere un motivo particolare: le rivelazioni arrivano sempre, inaspettate e sorprendenti.
Molte persone hanno intrapreso la via dell’autobiografia in seguito ad eventi traumatici della propria vita: malattie, separazioni, lutti, perdita del lavoro. In quest’ultimo caso dobbiamo dire quanto lo scrivere di sé porti anche alla riscoperta dei talenti, delle attitudini e quindi anche a livello professionale è una pratica di grande utilità. Certo parlare di utilità per la scrittura autobiografica è riduttivo: le parole sanno portare messaggi oltre la nostra previsione.
Quando lavoro sulle storie personali vedo quanto bene questa ricerca faccia a chi vi si dedica.
Per questo al Convegno del 1 giugno Scrivere è vivere la scrittura autobiografica avrà un ruolo e un posto importante.
Tutti siamo abili a raccontarci, per narrare noi stessi non dobbiamo avere la stoffa dei romanzieri ma dei viventi che con la vita si confrontano, la indagano.
Cimentarsi in questa esperienza è una modalità di crescita.
Per quella giornata sul palcoscenico del Teatro out off di Milano ho voluto il professor Duccio Demetrio, fondatore dell’università dell’Autobiografia di Anghiari e oggi direttore del centro nazionale di studi autobiografici. La sua esperienza darà ai presenti tanti elementi e suggestioni per comprendere quanto raccontarsi sia via riscoperta di se stessi.
Come fare per partecipare al Convegno?
Andare subito a riservare il proprio posto alla pagina dedicata al Convegno Scrivere è vivere.
Sarà una giornata indimenticabile.