La scrittura è arte o mestiere? Vale la pena domandarselo

La scrittura è arte o mestiere?

Nessuno può negare che nello scrivere ci sia sforzo artistico, materia indefinibile, creatività pura. Quando dal nulla emerge una storia, nascono personaggi capaci di emozionarci, come possiamo definirla?

Del resto, è vero che la scrittura è a tutti gli effetti un mestiere che si avvale di tecnica, abilità, esperienza e sperimentazione pratica.

Per chi scrivi?

A questa si collega un’altra questione su cui molti scrittori e critici letterari si interrogano: per chi scrivi?

La risposta porterà luce sull’altro dilemma, quello da cui siamo partiti.

E tutti – io compresa – molte volte ti dicono: scrivi per un pubblico, cerca di conoscerlo al meglio e prendi la mira con la tua scrittura. Tanti altri invece sostengono: scrivi per te stesso, soddisfa solo il tuo sentire. Terreno, quest’ultimo, della scrittura diaristica e autobiografica.

Scrittura come atto egoistico

Possiamo dire che la scrittura sia il più grande atto egoistico. Roba da solitari, da isolati: parliamo di vera scrittura, s’intende.

Di quella scrittura che dipanandosi indaga l’anima e la storia dell’uomo. Che a volte non sa di se stessa, narra come se altro non sapesse fare. E se non narrasse morirebbe.

Del resto, sono stati tanti gli scrittori chiusi nella loro stanza, prigionieri, soli eppure capaci di cantare l’infinito. Non citerò Leopardi perché è troppo prevedibile. Mario Tobino, per esempio, isolato nel manicomio di Lucca di cui era direttore a portare avanti la certezza che la follia fosse propria di tutti, degli esseri umani in quanto tali.

Hemingway lo dichiarò nel suo Discorso al ricevimento del Nobel:

La vita dello scrittore è, nel migliore dei casi, una vita solitaria. Le organizzazioni di scrittori alleviano la sua solitudine, ma dubito che riescano a migliorarne la scrittura. Più diventa conosciuto al pubblico, più perde la sua solitudine, e così, spesso, il suo lavoro ne risente, deteriorandosi. Lui lavora da solo, e se è uno scrittore abbastanza bravo deve essere in grado di affrontare l’eternità, o la sua mancanza, ogni giorno”.

Scrittura come condivisione

Eppure non possiamo negare che diventi vera forma d’arte, la scrittura, solo quando sia condivisa; quando le parole e le storie trovano la via di contatto con il mondo, con la società. Potremmo dire che lo scrittore fa i conti in solitudine con la propria arte, se ne prende cura, rende il meglio che può. Il passaggio successivo è che, grazie al mestiere che la rende leggibile e divulgabile, che la libera dalle troppe elucubrazioni e stati d’emozione senza controllo, la possa donare al mondo, a tutti quelli che vorranno leggere.

Allora, la scrittura è arte o mestiere?

Entrambi dunque perché nell’intimo nasce l’arte ma così possiamo definirla se diviene condivisa e ciò che la rende condivisibile è più di tutto il lavoro che sopra quella materia grezza e intrisa di sé lo scrittore opera.

Scrivi per te stesso: esprimi la tua profondità. Non illuderti però, perché a stare chiuso nella torre il canto affievolirà. Solo nella parola che narra a chi l’ascolta, l’arte dello scrivere troverà la propria massima espressione, il più forte destino.​

 

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