Devo confessare che per molti giorni ha pensato a quale fosse il primo libro del quale avrei voluto parlare in questa Accademia. Adoro leggere e sono quella che chi fa statistiche definirebbe lettrice forte, quindi non è per niente facile scegliere un solo libro da cui partire per condividere con voi la mia grande passione.
Poi la scoperta di un libro che non conoscevo per nulla e che mi ha consigliato una cara amica della quale ho grande stima e ho capito che volevo iniziare da quello.
Ho riflettuto a lungo su “L’arte della scrittura” di Lu Ji. L’ho letto e riletto più volte e ad ogni lettura me ne sono innamorata sempre di più. Un libretto piccolo, di poche pagine, ma bello. Bello nella forma e bello nei contenuti e, per quanto mi riguarda, il bello non è affatto una categoria esornativa. È considerato un classico della cultura cinese “quasi un’ideale prosecuzione del cammino indicato dal maestro Confucio”. “L’arte della scrittura è opera di un poeta-soldato del III sec. d.C. che definisce e descrive la scrittura non come una semplice disciplina, ma come un’arte spirituale, “in cui la parola diviene forma privilegiata del viaggio interiore, della ricerca e di una più alta comprensione di sé e del mondo”.
Anche per Lu Ji la scrittura è un viaggio che chiunque, scrittore o lettore, compie nella consapevolezza che ogni viaggio significa cambiamento, perché quando si arriva non si è più in nessun modo come quando si è partiti.
“L’arte della scrittura” è una prosa rimata, una sequenza di versi irregolari per ritmo e lunghezza e in rima; versi con i quali l’autore racconta l’arte dello scrivere come processo e come insieme di contenuti e forma. Lu Ji ha ben chiaro a chi si rivolge: la sua è una scrittura colta, elevata, che mette in evidenza l’importanza delle arti letterarie che hanno una imprescindibile responsabilità sociale. L’arte poetica è importante per chi la pratica e per chi ne usufruisce, perché scrivere significa cambiare se stessi e gli altri. Non c’è nulla di scontato né tanto meno di dovuto. Scrivere significa assumersi la responsabilità di sé e degli altri ed è un’operazione che non può essere compiuta senza la capacità di emozionare ed emozionarsi.
“L’arte della scrittura” è suddiviso in capitoli, ciascuno dei quali racconta una fase della scrittura. Il primo impulso ovvero il momento in cui la mente e il cuore si attivano; l’inizio in cui
“passato e presente si mescolano:
l’eternità
in un unico batter di ciglia!”
Scegliere le parole significa imparare a chiamare le cose con il loro nome che equivale a dire la verità. È una grande responsabilità, perché compiendo questa scelta
“Il poeta fa luce nell’oscurità profonda,
che questo significhi rendere facile
il difficile, o difficile il facile”
Non voglio andare oltre nel raccontare i singoli capitoli, perché il bello del viaggio è nel viaggio stesso e mi piacerebbe tanto che ciascuno si facesse coinvolgere e assorbire dalla lettura di questo libro pieno di saggezza. La scrittura è un processo emotivo e spirituale che ha bisogno di momenti di solitudine, senza la quale lo scritto non si realizza. Lo stesso vale per la lettura, perché leggere è un atto che ciascuno di noi compie prima di tutto in compagnia di se stesso e della propria interiorità. Scrivere, come leggere, comporta sempre un atto di separazione tra la parola scritta e chi si relaziona ad essa, una fase in cui la parola esce e diventa altro da sé, per avere la forza di rientrare e attivare il cambiamento lento, ma irreversibile e prezioso.
C’è una frase di Francesco Bacone che mi piace particolarmente e con la quale vorrei augurare a tutti buona lettura e buona scrittura:
“La lettura rende l’uomo completo, la conversazione lo rende agile di spirito e la scrittura lo rende esatto”
Lu Ji, L’arte della scrittura, Guanda, 2002, pp. 64, € 8.00 (trad. A Rusconi, a cura di S. Hamill)