Ad oggi esistono opinioni contrastanti riguardo l’utilizzo dei social network e delle diverse piattaforme di chat – Whatsapp, Telegram, Messenger, Instagram.
Solo in Italia, le persone in possesso di uno smartphone sono oltre 49.000.000 (su oltre 59.000.000 di popolazione totale) e 34.000.000 di questi sono attivi sui diversi social media. Grazie anche a questi dati, la fruizione di certe applicazioni potrebbe essere definita spontanea e inevitabile, tuttavia, sembra non sradicarsi la convinzione che tali strumenti di comunicazione rappresentino un danno per le relazioni propriamente dette. Gli elementi cinetici, per esempio – quali l’espressione facciale, i gesti, il tono della voce, la postura –, vengono sostituiti dalle emoticons che riducono il discorso ai minimi termini, e con la scorretta interpretazione di un messaggio che, spesso, genera una risposta scollegata rispetto al pensiero che l’altro voleva comunicarci, il rischio di trasformare le relazioni tra persone in contatti freddi e distaccati è alto: si perde l’incontro e il dialogo diretto per nascondersi dietro uno schermo.
Tutto vero.
Sembra che la maggior parte della popolazione social ignori il ruolo delle chat: non sono sostituti, ma semplici espedienti della relazione vera e propria che, anche dopo un contatto povero e spassionato, non deve dimenticarsi di agire e esprimere la sua essenza, quella del contatto.
Detto ciò, c’è un aspetto positivo di questa (ormai non più) nuova comunicazione. Voglio raccontare prima una breve esperienza riportatami da un’intima amica (che rispecchia situazioni già sentite in cui, sono sicura, il lettore si riconoscerà almeno una volta): madre e figlia non si parlano da giorni, una lite ha minato i loro rapporti e per orgoglio, nessuna delle due è intenzionata ad aprire un dialogo. Le cose non dette o non chiarite, però, sono tante, la convinzione da parte di entrambe di non essere ascoltate rimane solida, ma i fallimenti dei loro tentativi sono talmente numerosi che la resa è inevitabile. Tuttavia, un giorno, per una questione che esula dal loro scontro, la madre si vede costretta a scrivere un messaggio alla figlia.
Da messaggio a messaggio, presto la conversazione torna sul punto dolente ed ecco che inizia un litigio via chat. Litigio che però le porterà a chiarirsi, a dialogare. La chat ha rotto il muro del silenzio.
Sarà capitato a tutti, chi più chi meno, di sostenere una discussione di questo tipo: molti potrebbero definirla immatura, ma dato che tale connessione si è trasformata in un ottimo surrogato del dialogo one-to-one, ritengo non ci sia nulla di strano: l’intimità rimane. Ad ogni modo, se ho ragione e il lettore si è anche solo una volta trovato ad affrontare una situazione simile, si ricorderà dei messaggi lunghi pagine o delle risposte date con impazienza perché l’ansia di dire la propria era impellente.
Ma in questa frenesia io ci vedo altro: prendersi il tempo di scrivere ciò che si pensa, metterlo nero su bianco (più o meno) e concentrarsi, così, su ciò che si è scritto e su ciò che l’altro ha scritto e pensato. In una conversazione normale a volte, la collera prende il sopravvento, la pazienza viene meno. In una chat, invece, ho tutto il tempo di pensare a cosa scrivere, perché il mio spazio è garantito ed è concreto e visibile. L’altro dal canto suo si prenderà il tempo di leggere il messaggio arrivatogli e potrà rifletterci sopra prima di rispondere.
Verba volant, scripta manent.
È terapeutico definire concretamente i pensieri, tirarli fuori dalla testa e concretizzarli, per renderli chiari all’altro e, soprattutto, a se stessi, è di grande aiuto alla chiarezza mentale e alla comunicazione. La trascrizione dei pensieri dell’uno e dell’altro incoraggia entrambi a rileggerli, anche più volte, anche a conversazione conclusa, riflettendo magari a mente fresca, su ciò che si è detto.
Ciò che viene detto qui non vuole essere un incentivo a rendere esclusivo questo genere di comunicazione per sostituirla al dialogo vis-à-vis, ma si incoraggia il fruitore a valorizzare il fattore di intimità che si instaura e utilizzare la chat come un aiuto a porre le basi per un dialogo cuore a cuore.