Il vizio di leggere

 

Non so perché mi trovo in questo stanzone asettico, poco illuminato e mal arredato, seduto su questa sedia tanto scomoda. Non sono solo. Altri quindici sconosciuti sono seduti insieme a me e formiamo un grande cerchio. Sono uomini e donne adulti, eccezion fatta per un ragazzino che indossa una maglietta rossa con una strana saetta gialla sul petto. Non fosse per quei volti tirati e gli sguardi un po’ persi, sembrano comunque tutte persone normali. Anche io credo di esserlo… eppure sono qui.

Mi fissano tutti, forse in attesa che io dica qualcosa.

Esito, ma credo sia giunto il mio turno.

– Ciao, sono Luca.

Ciao Luca! – rispondono in coro.

– Oggi sono venti giorni che non entro in una libreria.

Li vedo annuire e capisco perché sono qui insieme a loro. Soffriamo tutti della stessa patologia: la dipendenza dalla lettura.

L’uomo che guida l’incontro mi sorride e poi mi chiede di cominciare a esporre il mio problema.

 

Riavvicinarsi alla lettura: cani e cavalli

 

Un po’ di anni fa ho deciso che era giunto il momento di assecondare la mia passione per gli animali. Ho sentito un richiamo antico, che mi giungeva dall’infanzia, quando riuscivo a trascorrere ore a fantasticare su due animali che avevano particolarmente colpito la mia immaginazione: i cani e i cavalli. Non che all’epoca ne avessi avuto esperienza diretta ma quelle poche occasioni in cui ho avuto il privilegio di incontrarli avevano fatto breccia nella mia giovane mente.

Diventato adulto e indipendente ho coronato il sogno di diventare, finalmente, l’orgoglioso proprietario (termine orribile ma che rende l’idea di quanto fossi ignorante in merito) di un meraviglioso cane di razza Leonberger, mio compagno ed amico per quasi nove anni. Oltre alla gioia di accogliere un cane nella mia vita, vivere con lui mi ha spinto a pormi decine di domande, molte delle quali non trovavano risposte certe. Adoravo il mio cane e me ne prendevo cura al meglio delle mie possibilità ma vivevo la frustrazione di non comprendere a pieno il suo particolare mondo. Dovevo cominciare a studiare.

 

Alla ricerca di maestri

 

Ho trovato un bravo maestro, che mi ha insegnato quasi tutto ciò che so oggi sul cane, ma non ritenevo sufficiente nemmeno questo per soddisfare la mia indole curiosa. Mi sono gettato nella lettura di tutto ciò che reputavo potesse aiutarmi a capire “il miglior amico dell’uomo” e, successivamente, anche tanti altri animali. Sono cresciuto guardando documentari sulla natura e l’etologia dei mammiferi mi affascinava sempre di più.

Erano anni che non mettevo il naso nei libri, forse per troppa pigrizia o forse perché la scuola, per me, è stata una vera sofferenza. Quindi, quegli oggetti ormai misteriosi composti da pagine, li ho tenuti a distanza per tanto tempo. Ma è bastato l’incontro con un bel tartufo scuro e umido, incrociare il mio sguardo con quello nocciola del mio cucciolo, per cominciare un nuovo tipo di vita. Grazie al mio Leo ho trovato l’amore per la lettura.

 

Sete di conoscenza

 

A distanza di poco tempo ho iniziato anche ad andare a cavallo. L’equitazione è un mondo davvero strano e intellettualmente impegnativo: è complesso fare lo slalom fra informazioni che possono essere anche molto differenti fra loro sugli stessi argomenti e, soprattutto se si è alle prime armi, districarsi può diventare una vera impresa. Pur affidandomi a chi mi stava istruendo, continuavo ad avere dubbi, curiosità, domande. Armato della mia sete di conoscenza e del mio amore per questo magnifico animale, ho affollato le mie librerie di manuali specifici fino a farle scoppiare. Stavo dando ulteriore impulso alla mole di libri che entravano nella mia esistenza. I miei fine settimana erano dedicati in parte alla pratica con gli animali e in parte alla ricerca e lettura di testi che li riguardassero.

Diciamolo, cominciavo il mio viaggio nella letteratura partendo da testi ostici da leggere, sicuramente interessanti, illuminanti, importanti, ma non certo semplici e divertenti. Ma tutto il racconto sulla mia esperienza personale è per inquadrare il fatto che, grazie all’amore per due animali in particolare, mi sono dato la possibilità di svilupparne un altro per i libri, che troppo a lungo avevano latitato nella mia vita.

 

Il tempo per leggere è tiranno

 

In principio non fu semplice, ma solo confrontandomi ora con altri appassionati comprendo che era del tutto normale il tipo di fatica cui si può andare incontro quando si vuole che la lettura diventi un’attività costante. Oltre a cercare argomenti appassionanti, la prima vera difficoltà può essere la mancanza di tempo. A volte occorre fare uno sforzo notevole per sottrarre minuti a quelle che sono le nostre abitudini. Se, però, si riesce a fare un’analisi onesta di come a volte consumiamo la nostra giornata, si rischia di scoprire che esiste dello spazio “sprecato”. Si può cominciare proprio da lì, da quei momenti in cui, semplicemente, facciamo scorrere l’esistenza fra un’attività e l’altra. All’inizio può essere utile imporsi la lettura, provando a leggere pochi minuti al giorno tutti i giorni. Col tempo, e l’allenamento, ci verrà naturale allungare quei momenti, perché ne sentiremo la necessità. Non lo dico solo per esperienza personale. Tutte le persone con cui ho condiviso questi pensieri, e che avevano “vizi” simili ai miei, hanno compiuto un percorso di avvicinamento alla lettura paragonabile al mio.

 

Il lettore è come un’isola

 

Un’altra complicazione che si può incontrare è il fatto di dover escludere, per quel tempo di lettura giornaliero, le relazioni interpersonali. Potrebbe sembrare sconveniente dirlo ma credo sia un pensiero condivisibile. Soprattutto chi ha bambini in casa può davvero essere messo in condizioni critiche da questo fattore. Però, a mio parere, una volta spiegato ai piccoli che quel tempo, e spesso anche spazio, è una necessità importante, potrebbe diventare addirittura un elemento di unione, un gesto che fortifica il rapporto fra genitore e figlio. Ai bambini, fino a una certa età, piace imitare gli adulti e se un papà o una mamma si fanno vedere con un libro in mano, potremmo trovarci nella situazione di creare nuovi piccoli lettori e diventerebbe una sorta di gioco da fare insieme. E credo che questo sia fantastico.

Anche nelle relazioni adulte può capitare di non essere compresi a pieno, inizialmente, quando si intraprende “una cosa nuova”: isolarsi per leggere, togliendo quindi tempo alla routine, è un atto in cui si dichiara una nostra necessità esclusiva.

Trasmettere il concetto che non togliamo niente ai nostri cari ma stiamo solo dando qualcosa in più a noi stessi, a volte, non è così immediato. Però, chi vuole il nostro bene, capirà ben presto che l’azione porterà solo dei benefici. Dopo aver finito una sessione di lettura, ad esempio, io sono più aperto nei confronti delle persone, ho effettivamente qualcosa in più da dare loro. Sentendomi appagato ho la possibilità di essere migliore per chi mi sta accanto. E poi, grazie a ciò che abbiamo letto, possiamo portare nuove esperienze nelle nostre relazioni.

 

Leggere richiede sforzi atletici

 

Non trovo che ci sia molta differenza tra gli sforzi che compie qualcuno che comincia a leggere con costanza e quelli di chi si approccia a un’attività sportiva con la stessa dedizione. Ad entrambi iniziare può sembrare una fatica insormontabile ma, col tempo, corpo e mente si abituano alla fatica. La ricerca del beneficio che queste occupazioni procurano diventa il propulsore con cui superare i propri limiti. Come un runner aumenta progressivamente tempi e distanze nel suo programma di corsa, così anche leggere può richiedere una certa progressione di tipo atletico. Si può partire da poche pagine al giorno, impegnandosi tutti i giorni, per poi aumentare fino a raggiungere una “quota” che sia accettabile e soddisfacente. Cominciare da testi meno impegnativi sarà certamente di aiuto per permettere al nostro corpo e al nostro cervello di entrare in contatto con questa nuova abitudine, per poi passare a libri che richiedono maggiore attenzione. Il tema, l’argomento o il genere che si sceglie, per un risultato più immediato, che ci dia conforto, dovrebbe essere il più vicino possibile alle nostre corde.

 

Leggere può migliorare la nostra vita

 

Siamo biologicamente portati, in quanto mammiferi, a compiere azioni che ci facciano stare bene. Una volta che abbiamo raggiunto quello stato di benessere lo ricerchiamo ancora, replichiamo comportamenti che ci facciano tornare a quelle sensazioni positive. Si crea una dipendenza tanto ai passaggi quanto al risultato che abbiamo ottenuto in esperienze analoghe. Una dipendenza che può migliorare di molto le nostre giornate e, quindi, la nostra vita.

 

Dipendenza dagli effetti benefici della lettura

 

Leggere può creare una forte, e mi permetto di aggiungere sana, dipendenza. Anzi, secondo me, la dipendenza ha addirittura due facce. Esiste quella che si manifesta durante la lettura, quando ci perdiamo in storie o mondi che ci vengono raccontati, e quando finiamo un libro che ci è piaciuto avvertiamo una sorta di senso di abbandono da parte dell’autore, ci sentiamo orfani e non vediamo l’ora di passare all’opera successiva. Siamo dipendenti da quel processo in cui smettiamo di vivere la nostra esistenza reale e affrontiamo il mondo dell’immaginazione. Non importa che non sia la nostra immaginazione, ci accontentiamo di essere inclusi, come spettatori, in quella di altri. Si dice che facciamo un patto con l’autore: quello di sospendere il nostro giudizio per il tempo in cui sosteremo all’interno delle sue pagine. Può capitare di essere delusi da quel patto ma continueremo a sottostare al processo di scelta e di lettura, confidando che il successivo sia soddisfacente. Se siamo stati bene con quello scrittore cercheremo di incontrarlo di nuovo. Oppure, ci impegneremo per trovarne altri.

 

Dipendenza da acquisti compulsivi

 

C’è poi la dipendenza che precede tutto questo: il momento in cui acquistiamo i libri.

Chi mi conosce dice che sono un “acquirente compulsivo”. Da fuori può sembrare un vizio, una stortura, comprare libri su libri, soprattutto quando il tempo che si riesce a dedicare loro è limitato. Pile di volumi che rimangono a prendere polvere per settimane, o mesi, sullo scaffale dei “da leggere”. Nel frattempo, se ne aggiungono di nuovi e, razionalmente, questa dinamica ha poco senso. Ma noi, tossici della parola scritta, non possiamo farne a meno. Dobbiamo assecondare quella vocina che ci dice “prendilo, prima o poi ti verrà voglia di leggerlo”.

Esistono luoghi virtuali in cui si discute molto di questo e le dinamiche che emergono sono generalmente le seguenti.

Qualcuno ci suggerisce un titolo o un autore e quindi dobbiamo andare a verificare ciò che ci viene trasmesso.

Siamo appassionati di un argomento o genere e non resistiamo all’esigenza di collezionare. Ci facciamo colpire casualmente da una copertina o da un titolo e non resistiamo all’impulso di acquistare quel volume.

Succede anche a voi? A me sì e, anzi, posso dire che la terza opzione, soprattutto quando in seguito trovo soddisfazione nella lettura, è quella che preferisco. Solitamente racconto che, quel libro, “mi è saltato addosso e non potevo farne a meno”, come se fosse un oggetto animato, con una volontà propria. E ricerco quella sensazione di benessere tutte le volte che mi reco in una libreria. Lo so già all’ingresso che non riuscirò a sottrarmi alla mia dipendenza.

 

Una ragnatela di libri

 

Ogni libro, ogni storia, ha il potere di nascondere al suo interno lo stimolo, il richiamo, il riferimento che può condurre al successivo. Parole o frasi che si rincorrono, concetti che ne attirano altri, autori che nominano scrittori che li hanno preceduti.

Ogni libro, con un effetto domino che è quasi magia, può portare all’acquisto successivo. Anzi, credo che più che pensare alle tessere di un domino si possa ricorrere alla figura di una ragnatela, in cui ogni intersezione può far prendere diverse strade, differenti scelte.

Forrest Gump diceva sempre: “La vita è uguale a una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita!”.

Non faccio fatica a proporre un parallelismo in cui “i cioccolatini” sono i libri e “la scatola” è quella situazione, o serie di situazioni, in cui vado a scegliere quale dolce delizia vorrò assaggiare. Credo che, per chi come me ama trascorre del tempo tra le pagine scritte, questo processo di scelta, a volte consapevole e altre più occasionale, sia un aspetto davvero sorprendente del nostro rapporto con la lettura, come fine, ma anche con l’oggetto libro, mezzo straordinario capace di creare questa meravigliosa e sana dipendenza.

 

Foto di Marisa Sias da Pixabay

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