Prima persona singolare
Se sei tra quelli che nella lettura, compresa quella di racconti e romanzi, cerca risposte chiare e dati oggettivi, il libro che ti propongo oggi potrebbe spiazzarti, perché il suo autore è il mago dell’incerto, giocoliere dell’inverosimile. Sto parlando di Murakami Haruki e del suo recente Prima persona singolare.
L’AUTORE
Nato a Kyōto nel 1949, Murakami Haruki si è laureato in Lettere alla Waseda University e ha fatto il suo debutto letterario nel 1979 con Ascolta la canzone del vento. Oltre che per aver tradotto in giapponese Salinger, Fitzgerald, Carver e molti altri autori americani, è ricordato per la sua vasta produzione di saggi, racconti e romanzi, di cui Prima persona singolare è l’ultimo in ordine di tempo. Acclamato dalla critica è stato più di una volta candidato al Premio Nobel per la Letteratura.
LA TRAMA
Il libro è una raccolta di otto racconti brevi, tra loro molto diversi, ma accomunati dalla stessa voce narrante: la prima persona singolare. Murakami racconta un Giappone ormai quasi dimenticato, quello degli anni ’70, con uno sguardo fortemente personale. Nelle pagine del libro troviamo un giovane Haruki alle prese con le donne, la vita universitaria, gli attacchi di panico e la solitudine. Fanno da sfondo temi ricorrenti, a lui molto cari, quali l’amore romantico ed erotico e il forte legame con la musica.
DA NOTARE
Murakami è noto per la sua capacità di rendere credibile il surreale. Tutte le sue storie hanno una radice comune e al contempo si differenziano tra loro: situazioni all’apparenza normali, in cui il lettore si immedesima grazie alla loro attendibilità, vengono alterate da elementi irreali e inverosimili, inseriti in un contesto capace di assorbirli senza risultare, però, incoerente. L’autore chiede molto ai propri lettori: li invita a stringere un patto con lui e a sospendere la propria incredulità. Operazione che gli riesce bene, perché sorretta da una sapiente conoscenza delle tecniche narrative. Il risultato è una raccolta di racconti dal sapore autobiografico, in cui l’autore si diverte a spiazzare il lettore, lasciandolo lì a domandarsi quali, tra le esperienze raccontate, siano realmente accadute e quali no.
INCIPIT
Adesso vorrei parlare di una donna. Non che io sappia molte cose su di lei, intendiamoci. Non ricordo né il suo nome né il suo viso. E da parte sua sarà sicuramente lo stesso, avrà dimenticato sia come mi chiami, sia che faccia abbia.
La incontrai quando frequentavo il secondo anno di università, non avevo ancora vent’anni, mentre lei doveva essere intorno ai venticinque. Lavoravamo part-time nello stesso posto, con gli stessi orari. E, per un inatteso sviluppo della situazione, passammo una notte insieme. Dopodiché non ci siamo mai più visti.
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