Dal Petrarca a oggi: affetti da frigida incuriositas

Il Monte Ventoso o Mont Ventoux è un massiccio montuoso di 1912 metri, si trova in Provenza, in Francia. I francesi lo chiamano Gigante della Provenza” o anche il “Monte Calvo“. La salita è ripida, ci sono sassi e passaggi difficoltosi.

Tra il 24 e il 26 aprile 1336, Francesco Petrarca e suo fratello Gherardo s’incamminarono per raggiungere la cima. Da tempo il Petrarca aveva in mente di dedicarsi a quest’ascesa. Compie l’impresa in un momento particolare della propria vita, quando è in forte crisi spirituale perché si sente attratto molto più dalle suggestioni del mondo che da Dio.

Racconterà questa sua salita nella lettera A Dionigi da San Sepolcro dell’ordine di Sant’Agostino e professore della Sacra Pagina. Sui propri affanni”. La lettera è nota come Ascesa al Monte Ventoso ed è ritenuta una testimonianza, tra i numerosi aspetti, anche di scrittura di viaggio.

Alcuni amici però non si uniscono al gruppo degli scalatori o forse è un pretesto per riferirsi a tutte quelle persone che per pigrizia, presunta stanchezza o disinteresse non affrontano le salite della vita. La chiama “frigida incuriositas” il Petrarca.

Ogni tanto ci prende anche nelle situazioni in cui dovremmo solo lasciarci andare al nuovo, all’esplorazione e alla scoperta. Si può chiamare una sorta d’ignavia che ci limita, ci fa accontentare senza proseguire oltre, verificare, scostare la tenda. In un viaggio accade quando rifiutiamo di immergerci nelle usanze di un popolo, di assaggiare un cibo rimanendo ancorati con il pensiero al ritorno, alle comodità e alle abitudini che abbiamo lasciato a casa.

Ho provato questa sensazione nell’ultimo viaggio a Marrakech, durante il corso di Scrittura Emozionale, nel deserto di Agafay. Per un momento ho pensato di non avventurarmi in quella passeggiata al tramonto, sulle dune, mentre scendeva la sera. Certo, era tutto in perfetta sicurezza, con il villaggio alle spalle e le luci che ti guidavano. Si prova però quel senso di arrendevolezza, di stasi. Le ombre dei miei compagni si stagliavano scure contro il cielo. Ho iniziato a camminare in uno scenario irreale che mi ha riempito i sensi di profondità. Né ieri né domani, solo quell’attimo a cui ora torno: riposo dal frastuono dei giorni.

Alla fine anche Francesco raggiunse la cima del Monte Ventoso da cui godette di un meraviglioso panorama; per ringraziare Dio, lesse un passo delle Confessioni di Sant’Agostino. Aperto il libro a caso, trovò questa riflessione: “e vanno gli uomini a contemplare le cime dei monti, i vasti flutti del mare, le ampie correnti dei fiumi, l’immensità dell’oceano, il corso degli astri e trascurano se stessi“.

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