Perché ho scelto di scrivere per bambini
Un giorno un editore mi chiese perché avessi deciso di scrivere per i bambini e non per gli adulti. Mi pose la domanda come se la mia scelta fosse stata di serie B e sul momento ci rimasi male per come me l’aveva posta. Dopo aver pensato alla giusta risposta gli ho detto: “Perché scrivere per loro è più difficile! Perché ho un feeling con i bambini che considero un dono, vorrei sfruttarlo per spingerli a leggere e a usare la fantasia per raccontare le loro storie. Mi piacerebbe accompagnarli nella crescita a considerare le parole scritte come un ricostituente per farli star meglio. Vorrei incoraggiarli a tenere un diario, fedele compagno della loro crescita, per narrare le gioie che vivono o i disagi che provano. Scrivo per far comprendere ai bimbi quanto siano speciali, per farli diventare adulti liberi e attenti verso il prossimo. Non è una cosa da poco scrivere per loro, perché se non c’è un’affinità di cuori, dopo due pagine li hai già persi. Non mi precludo l’idea di scrivere anche per gli adulti, ma oggi non è la mia priorità”.
Personalità dell’autore
Fin dalle elementari il mio stile di scrittura era molto personale. La maestra diceva che usavo l’ironia nei miei testi e io neanche sapevo cosa volesse dire questa parola. Poi ho capito che era il mio modo per rendere leggero anche un fardello pesante. Volevo mantenere questo stile anche nelle storie rivolte ai bambini. Non è facile, però, essere ironici quando si toccano temi pesanti come il bullismo e io sentivo il bisogno di affrontare con loro questo argomento perché è un fenomeno che dilaga nella nostra società. Da piccola sono stata vittima di bullismo e quando sono diventata mamma temevo che anche i miei figli potessero patire lo stesso trauma. Un libro dà la possibilità di guardare il mondo da diversi punti vista e io volevo scrivere per bambini per dar loro la possibilità di aprirsi a nuove prospettive. Ci tenevo che si prendessero cura del destino dei vari protagonisti e che vivessero i sentimenti da loro provati nella storia. Anche un semplice racconto può servire per rinforzare i caratteri, per far crescere l’autostima o per insegnare ad affrontare chi ci fa paura. Stimolare l’intelligenza emotiva per riconoscere le emozioni è un modo per promuovere il cambiamento nei comportamenti, senza dover spiegare cosa è giusto o cosa è sbagliato.
E stile
Non sapevo, però, se il mio stile di scrittura ai piccoli lettori potesse piacere. Era una scommessa e se non avessi avuto riscontri positivi avrei trovato altre soluzioni. Volevo dare ai miei libri un’impronta personale, il mio modo di scrivere doveva essere riconoscibile e tutta la collana impostata nello stesso modo. E così ho ideato il mio progetto dei Racconti di bambini maleducati.
Scrivere per bambini: una dedica non può mancare
Le dediche iniziali di ogni racconto sono il mio fiore all’occhiello, perché nascono appena penso alle storie. Ogni libro ne ha tre e sono rivolte sia agli adulti, che ai bambini. È proprio l’adulto ad avere il compito di saper cogliere l’eventuale disagio di un bambino oppure di scoprire di essere lui stesso la causa di un comportamento non corretto del proprio figlio. Anche un genitore, un insegnante, un nonno, una persona adulta in genere hanno il dovere di modificarsi se sbagliano. Ed è per questo che, anche se i miei libri sono rivolti ai bambini, male non fa se li leggono insieme a loro anche i grandi.
Narrazione e linguaggio giusto
Quale tipo di narrazione individuare è stato il mio primo interrogativo. Finché un giorno non ha iniziato a parlare nella mia testa, in prima persona, uno dei protagonisti di una storia. E così, ho deciso di usare la loro voce per delineare le personalità dei personaggi dei racconti. In alcune parti interviene un narratore esterno che commenta le scene e contribuisce a fornire un suo parere su ciò che vede. È un occhio fuori dal campo, osserva, guida e spesso fa anche battute.
Il linguaggio che utilizzo è aderente alla quotidianità, amo mettere nei testi termini ricercati per arricchire il vocabolario dei lettori. È proprio il Dizionario uno strumento di lavoro che mi accompagna nei laboratori nelle scuole.
“Ma noi le parole le cerchiamo su google!” questo è il commento più frequente che mi viene rilasciato quando presento loro il grande libro, da me ribattezzato “il re delle parole”.
“Non si può crescere senza averne mai sfogliato uno! Iniziate a cercare!” rispondo io.
Fiabe a sfondo pedagogico
Le mie storie sono fiabe a sfondo morale-pedagogico e nascono per porre l’attenzione sulle problematiche più diffuse nel mondo dei bambini come bullismo, aggressività, rabbia e disabilità. Pur affrontando tematiche attuali, i miei racconti presentano le caratteristiche tipiche della fiaba perché utilizzo l’elemento magico (incantesimi, formule e strumenti miracolosi), ci sono prove da superare per l’eroe, la presenza degli aiutanti e il lieto fine (anche se questo non è riservato a tutti). Non sempre, però, il protagonista si comporta come un vero e proprio eroe, perché è la scoperta del corretto comportamento da adottare la reale conquista da raggiungere.
Font inclusivo, grafica d’impatto, disegni coerenti
Alla base della mia volontà di scrivere per bambini c’è l’inclusione sotto tutti i punti di vista. E per questo motivo ho pensato di utilizzare nei miei libri un font che potesse essere d’aiuto ai tanti bambini che hanno difficoltà con la lettura. Un bambino dislessico non ama leggere perché fa molta fatica. Un carattere ad alta leggibilità, come Easy Reading Dyslexia Friendly, può fare la differenza e invogliarlo a superare le sue difficoltà.
La grafica doveva essere curata e d’impatto. Abbiamo ideato uno strappo che incorniciasse il titolo della collana dei Racconti di bambini maleducati. Il colore delle scritte all’interno doveva corrispondere alla maglia del protagonista in copertina. Lo stesso colore veniva ripreso nei titoli all’interno del libro e nella prima lettera del paragrafo iniziale.
Anche i disegni dovevano avere la stessa personalità dei racconti e per ogni libro avevo bisogno di ricercare un suo stile. Volevo, però, che le copertine avessero i protagonisti in primo piano e che lo sfondo fosse sempre di un colore diverso. Tante facce espressive e tanto colore hanno dato vita ad una collana che mi rispecchia.
Le note finali, una promessa fatta da bambina
Avevo poi un sogno da realizzare: creare uno spazio dedicato alle note finali. Era la promessa che avevo fatto a Chiara bambina che rimaneva insoddisfatta dalle storie che finivano con “E vissero tutti felici e contenti”.
Ma cosa voleva dire questa frase? Io volevo che mi raccontassero di più.
E visto che già in prima elementare volevo fare la scrittrice, mi ero ripromessa che nelle mie storie avrei svelato “cosa succede dopo”. Così per ogni personaggio del racconto svelo come cresce, come cambia e che cosa farà della sua vita. Do un’anticipazione ai piccoli lettori e ho scoperto che la curiosità che avevo da bambina è la stessa che hanno anche loro oggi.
Uno via l’altro, con lo stesso stile, sono nate le storie dei Racconti di bambini maleducati: Jack la parolaccia, Vera la Mongolfiera, Rino Cazzottino, Stella, Clemente e la sedia magica, Anouar è nero, Le V.I.P. bambine bullette, Rossella la viperella e C.A.C.C.A. Cullen.
E tante altre ancora aspettano di uscire dalla penna per dar voce a nuovi protagonisti e far riflettere su altri temi.
Foto di PublicDomainPictures da Pixabay