Tecniche narrative: l’arte di saper raccontare

 

Saper raccontare è un’arte per la quale si può essere più o meno predisposti, ma che se non si coltiva e non si affina attraverso lo studio delle tecniche narrative, rischia di rimanere soltanto una buona attitudine. Nella scrittura, come in tutte le altre discipline, vale il principio per cui più se ne approfondisce lo studio e più si scopre di aver bisogno di studiare ancora, in una sorta di percorso a spirale che scende nel cuore della materia senza, peraltro, raggiungerlo mai.

Il bello è che si può imparare e formarsi come narratori in molti modi: ci sono i corsi di scrittura oppure i manuali, ma una delle fonti di apprendimento più ricche, e imprescindibile, è la lettura. Se praticata con attenzione, infatti, ci permette di cogliere la struttura delle storie e il grande lavoro preparatorio che le presuppone. Insomma, leggere un libro sta allo scrittore come il collaudo di un’auto sta al meccanico: l’esito dell’operazione dipenderà tutto dal modo in cui si conosce il mestiere dell’assemblare i pezzi.

 

Quali libri leggere per imparare le tecniche narrative?

 

Ma quali sono i libri giusti da leggere per imparare le tecniche narrative? I classici? Quelli, cioè, ritenuti da tutti capolavori indiscussi della letteratura?

Sì, certo: è ovvio che i libri degli autori che hanno lasciato un segno nella storia letteraria del nostro o di altri Paesi saranno i primi maestri a cui ricorrere per migliorare il senso critico e la scrittura. Tuttavia, quando si impara a leggere con una certa sensibilità i testi che ci capitano fra le mani, allora sapremo cogliere lezioni preziose da molte, se non da tutte le letture che affronteremo.

Scopriremo che non esistono generi letterari di seria A e di serie B, che quando un autore o un’autrice sanno scrivere sul serio, sono in grado di creare strutture narrative perfette a prescindere dal tipo di storia che raccontano e del pubblico a cui si rivolgono.

 

Un esempio sorprendente: Pippi Calzelunghe

Vuoi un esempio? Prendiamo Pippi Calzelunghe di Astrid Lindgren, sì, proprio il famoso libro per bambini. Lo sai che ci sono pagine sulle quali si potrebbe intessere una vera e propria lezione di scrittura?

Proviamo a leggere l’episodio intitolato “Pippi racconta la storia del Cinese e scopre un nascondiglio” (pag. 48 dell’edizione Salani del 2005). Al di là della funzione narrativa che svolge all’interno del racconto, infatti, questo capitolo, per dinamica e dialoghi, può illuminare gli scrittori su come si fa a tenere vivo l’interesse dell’interlocutore, vale a dire del lettore.

Immaginiamo la scena: Pippi, Tommy e Annika sono seduti davanti a Villa Villacolle, mangiando pere, quando passa una ragazzina che, nel vederli domanda:

 

«Avete visto il mio babbo passeggiare da queste parti?»

«Mah» rispose Pippi, «che tipo è? Ha gli occhi azzurri?»

«Sì» disse la bambina.

«Di media statura, né troppo alto né troppo basso?»

«Sì» disse la bambina.

«Cappello nero e scarpe nere?»

«Sì, sì» si affrettò a confermare la bambina.

«Allora no, non l’abbiamo proprio visto» disse Pippi, decisa.

La bambina restò con un palmo di naso, e se ne andò senza dir parola.

«Un momento!» le strillò dietro Pippi «Era calvo?»

«Ma no, certo che no!» rispose la bambina, furiosa.

«Meglio per lui» sentenziò Pippi, sputando un seme di pera.

La bambina riprese la via in fretta, ma di nuovo Pippi la richiamò:

«Aveva delle orecchie smisurate che gli arrivavano fino alle spalle?»

«No» disse la bambina, ma ritornò indietro di qualche passo, sbalordita: «non avrai mica visto sul serio un uomo camminare con delle orecchie così?»

«Mai visto qualcuno camminare con le orecchie» disse Pippi: «tutti quelli che conosco camminano con i piedi».

«Ma va’ là, come sei stupida: intendevo dire se hai visto davvero un uomo con le orecchie così grandi».

«Per niente» disse Pippi. «Un uomo con le orecchie tanto grandi non esiste. Avrebbe un aspetto assai buffo, te lo immagini? Non si possono avere le orecchie smisurate a tal punto. O almeno non nel nostro paese» precisò dopo un istante di riflessione. «In Cina le cose vanno diversamente: […]».

 

Tecniche narrative: come preparare il racconto

 

E a partire da qui ha inizio la storia del Cinese, che è l’oggetto del capitolo, quella che si vuole davvero raccontare, ma Pippi/Lindgren prepara il terreno giocando con l’interlocutore, puntando sull’effetto sorpresa, l’ironia, lo sconcerto e l’interazione diretta. E dosando con precisione le informazioni che fornisce.

Trasforma una domanda normale (Avete visto il mio babbo?) in un appiglio per dare vita ad una narrazione, usa l’espediente del paradosso per tenere vivo l’interesse della bambina, che infatti le dà retta, seguendola passo passo nel suo ragionamento.

Quando poi, svelato l’arcano, la bambina se ne sta andando (furiosa), ecco che Pippi lancia una nuova provocazione: Aveva delle orecchie smisurate che gli arrivavano fino alle spalle?. Allora si riaccende la curiosità, la bambina torna addirittura indietro, catturata dalla nuova piega che ha preso la conversazione.

Pippi gioca ancora un po’ con lei, la tiene sulla corda (Un uomo con le orecchie tanto grandi non esiste) e poi, quando di nuovo l’attenzione sembra scemare, crea aspettativa con una pausa (dopo un istante di riflessione), quindi rilancia con quel suo In Cina le cose vanno diversamente, che riapre il racconto e le consente di arrivare proprio là dove, molto probabilmente, fin da subito voleva andare a parare.

 

La differenza tra dire e narrare

 

Queste sono le doti di un autentico affabulatore, che non ha a cuore soltanto il contenuto della narrazione, ma anche il percorso da tracciare per renderla speciale. Le tecniche narrative consistono nel saper dosare i toni del discorso, prevedere pause o accelerazioni, tenere in bilico il racconto e srotolarlo al momento giusto.

Tra scrittore e lettore si crea un rapporto, generato e tenuto in vita soltanto dalle parole che il primo sceglierà di rivolgere al secondo, ecco perché è così importante cercarle con attenzione e ordinarle con cura.

La differenza tra dire e narrare sta tutta qui e tra le pagine dei libri di esempi come questi se ne trovano di continuo, basta saperli scovare e imparare a leggerli con occhio critico.

 

Si può essere lettori senza essere scrittori, ma non si può essere scrittori senza essere anche assidui lettori.

Ecco perché alla base del video corso Scrivere per bambini e ragazzi, che ho messo a punto proprio per chi vuole apprendere le tecniche narrative utili per intercettare i gusti dei più giovani, ho dedicato ampio spazio agli esempi tratti dai libri dei maggiori autori per l’infanzia e gli adolescenti e ho suggerito un’ampia bibliografia per ciascuno degli argomenti trattati.

 

 

 

SE DESIDERI DEDICARTI A QUESTO GENERE DI SCRITTURA TI INVITO A VISIONARE LA PAGINA DEL CORSO DOVE TROVERAI TUTTE LE INFORMAZIONI UTILI PER PROCURARTELO.

 

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