Una cosa divertente che non farò mai più
Cosa succede quando un talentoso David Foster Wallace si imbarca su una nave da crociera e scrive un articolo per la rivista Harper’s? Semplice, il testo si trasforma in un reportage travolgente, ironico e appassionato.
La narrazione, attraverso le mani dell’autore, si dimostra fulcro di tutte le opere. Elevata a tal punto da fondere più generi in uno.
L’AUTORE
David Foster Wallace (1962-2008) nasce a Ithaca, in Illinois. Si laurea all’Amherst College nel 1985 in letteratura inglese e filosofia, specializzandosi in logica modale e matematica. Insegna alla Illinois State University per gran parte degli anni Novanta, nell’autunno del 2002 diventa professore di scrittura creativa e letteratura inglese al Pomona College, in California.
È un autore prolifico, scrive di molti argomenti differenti: sport, critica letteraria, reportage di costume, racconti, collezioni di saggi.
Nel 2006 Einaudi pubblica il monumentale Infinite Jest. Nel 2011 esce, postuma e incompiuta, l’ultima sua opera: Il re pallido.
LA TRAMA
Una settimana di lusso smodato tra le coste caraibiche, a bordo di una delle più prestigiose navi della compagnia americana Celebrity crociere, M.N. Zenith.
Viziare è la parola d’ordine. C’è sempre qualcuno pronto a soddisfare ogni esigenza prima ancora che si manifesti.
Un’opera geniale su manie e abitudini degli americani in vacanza. Acuto e attento, l’autore ci subissa di dettagli stimolanti senza perdere mai di vista il tema centrale: la perfezione portata all’eccesso, fino a diventare irreale.
DA NOTARE
La costruzione del testo è ricca di dettagli, osservazioni e tecnicismi. Lo stile unico, mescola diversi generi: il reportage narrativo, le riflessioni personali, la saggistica. Il vero colpo di scena però è dato dalle note a piè pagina. Relegate da sempre ai margini del libro qui, assumono una nuova identità. Diventano considerazioni private, microracconti. Ci distolgono per un attimo dal testo, accompagnandoci in considerazioni intense e amare. Un virtuosismo stilistico che ha molto da insegnare. Si finirà per amarlo e rimpiangerlo a fine lettura.
INCIPIT
E allora oggi è sabato 18 marzo e sono seduto nel bar strapieno di gente dell’aeroporto di Fort Lauderdale, e dal momento in cui sono sceso dalla nave da crociera al momento in cui salirò sull’aereo per Chicago devono passare quattro ore che sto cercando di ammazzare facendo il punto su quella specie di puzzle ipnotico-sensoriale di tutte le cose che ho visto, sentito e fatto per il reportage che mi hanno commissionato.
Si ringrazia per la collaborazione a questa recensione Chiara Scantamburlo.
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