Uno scià alla corte d’Europa
Ci sono vari modi per “leggere” la contemporaneità e cercare di capire quello che ci succede intorno, uno è quello di contestualizzarla, interpretandola alla luce della storia, domandandosi da dove derivi e perché si sia evoluta in un determinato modo piuttosto che in un altro. È quello che ha fatto Kader Abdolah, con il suo romanzo Uno scià alla corte d’Europa.
L’AUTORE
Nato in Iran nel 1954, Kader Abdolah è stato perseguitato dal regime dello scià e poi da quello di Khomeini. Dal 1988 è rifugiato politico nei Paesi Bassi, dove ha iniziato a scrivere in olandese, coniugando tradizioni letterarie orientali e occidentali e diventando uno fra gli autori più importanti e amati di questo paese.
LA TRAMA
Seyed Jamal, orientalista all’Università di Amsterdam, ritrova il diario di viaggio di uno scià che alla fine dell’Ottocento partì dalla Persia per visitare l’Europa, con al seguito un numero impressionante di cortigiani, funzionari e mogli dell’harem.
Viaggiatore d’eccezione, venne accolto da regnanti e capi di Stato, visitò luoghi ad altri inaccessibili e incontrò molte personalità dell’epoca, venendo a conoscenza di nuove scoperte scientifiche e tecnologiche, e intuendo l’ineluttabile rivoluzione politica e sociale che era alle porte.
Appassionato di storie e abile narratore, Seyed decide di scrivere un libro per raccontare le peripezie dello scià, ripercorrendone il viaggio e completando le annotazioni del suo diario con le informazioni fornite dalla storia del secolo successivo, condite qua e là da un pizzico di ironia e di immaginazione. La narrazione alterna abilmente il passato al presente, mantenendo sullo sfondo l’Europa, che al tempo dello scià si stava preparando a prendere la sua forma moderna e che oggi Seyed osserva in crisi, attraversata da contraddizioni e ondate di profughi. Un luogo dove, ora come allora, i destini di Oriente e Occidente continuano ad intrecciarsi.
DA NOTARE
Sin dall’inizio il romanzo è un continuo andirivieni tra presente e passato, un colloquio tra due piani temporali che riescono a coesistere e a divenire parte di un racconto corale sull’Europa. La precisa caratterizzazione del personaggio rende lo scià mattatore assoluto e, malgrado egli sia a tutti gli effetti un despota crudele e infantile, non si può fare a meno di nutrire simpatia per questo viaggiatore entusiasta, di provare la sua stessa gioia e sorpresa, di seguirlo passo passo nelle sue avventure, ritrovando l’origine di ciò che oggi diamo per scontato: dalle scoperte scientifiche alle invenzioni tecnologiche, dal pensiero dei grandi letterati e politici al riconoscimento dei diritti personali e sociali.
Nella descrizione dei personaggi famosi del romanzo – sovrani, leader politici e artisti – l’autore sceglie di enfatizzare il loro lato umano, con le debolezze, i dolori, le abitudini, le passioni, e di lasciar trasparire solo in controluce la portata storica della loro esistenza.
Il loro incontro con lo scià risulta allora vivido e originale, esperienza di vita personale in un incedere soffuso ma implacabile della Storia.
Affascinante ed efficace la forma del “hekayat”, lo stile degli antichi racconti persiani utilizzato per descrivere il viaggio dello scià, strumento perfetto per guidare il lettore nei differenti piani temporali della narrazione.
Formidabile infine la riflessione che l’autore attribuisce allo scià sull’importanza del diario quale unica vera traccia che rimarrà del suo passaggio nel mondo, e con la quale sottolinea la potenza nascosta nella scrittura, forma di comunicazione in grado di annullare lo stesso trascorrere del tempo.
INCIPIT
Salam Europa! Salam significa salve, pace e salute, quindi: alla tua!
Il mio nome è Seyed Jamal e sono il narratore di questa storia.
Si racconta che una volta c’era un re persiano che un giorno lasciò tutto per fare un viaggio in Europa. E io vorrei provare a mettere per iscritto la storia di quel viaggio, ovvero le fiabe che aveva vissuto.
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